Economia

Finanziaria, no di Londra al pre-esame della Ue

Londra dice « no» all’esame preventivo da parte delle autorità europee sulla manovra finanziaria che si appresta a varare. Il ministro degli Esteri William Hague ha respinto «categoricamente» la proposta della Ue di far visionare la manovra alla Commissione europea prima di presentarla in Parlamento, mentre gli altri Stati si affrettano a ultimare i provvedimenti per centrare gli obiettivi fissati da Bruxelles.
A meno di due settimane dal vertice del G20, che si terrà il 26 e 27 giugno a Toronto, il governatore dalla Banca d’Italia Mario Draghi, riunirà intanto oggi il Financial Stability Forum per mettere a punto gli ultimi dettagli della riforma volta ad accrescere la stabilità della finanza mondiale. In Europa, tecnici e politica sono al lavoro per attivare un più stretto coordinamento delle politiche economiche e una rigida disciplina di bilancio dei Paesi dell’area, che rafforzi non solo l’azione del blocco europeo, ma soprattutto consenta di riconquistare credibilità sui mercati finanziari. Giovedì si riunirà infatti a Bruxelles il Consiglio europeo per trovare un accordo su come creare un «governo economico» per l’Europa. E oggi la cancelliera tedesca Angela Merkel riceverà a Berlino il presidente francese Nicolas Sarkozy per limare le divergenze emerse sulle misure da adottare per proteggere l’euro. La Task force del presidente della Ue, Herman Van Rompouy, ha comunque definito alcuni punti chiave della riforma del Patto di stabilità europeo: esame preventivo sulle manovre di bilancio dei Paesi membri e sanzioni più tempestive ed efficaci per quelli molto indebitati che non rispettano gli avvertimenti della Commissione. Nel frattempo in Grecia, salvata dal fallimento dal piano di emergenza approntato da Ue e Fmi, i cittadini sono sempre più preoccupati. Il governo di Atene è tuttavia tornato ad escludere altre misure straordinarie.

Secondo il premier Giorgio Papandreou, visto che la Grecia è stata la prima ad affrontare la crisi, sarà anche la prima a uscirne e potrà candidarsi a «guidare una più ampia agenda di riforme» di cui l’Europa ha bisogno.

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