È la legge finanziaria la trincea di Giulio Tremonti, la Maginot dei conti pubblici. Il ministro dellEconomia si prepara a difendere la sua manovra «leggera» - tre soli articoli di testo più le tabelle - dallassalto del fuoco nemico e amico. In commissione Bilancio di Palazzo Madama i senatori di maggioranza e di opposizione hanno presentato più di novecento emendamenti: 750 alla Finanziaria, 160 al Bilancio. Ieri si è votato sul Bilancio e sullarticolo 1, gravato da soli emendamenti dopposizione. Oggi si va avanti dallarticolo 2. «Sentiremo il governo - spiega Mario Baldassarri, presidente della commissione Finanze e Tesoro del Senato - ma deve essere chiaro che non ci devessere una mediazione sulle briciole. Devono risultare chiari i tempi e i modi per il taglio delle spese e la riduzione delle tasse. Alla situazione delleconomia non si risponde con la social card».
Tremonti avrebbe voluto una Finanziaria blindata. Al Senato veglia giorno e notte sul testo il viceministro dellEconomia Giuseppe Vegas, un combattente che si è formato allepoca degli «assalti alla diligenza». Già ieri ha chiarito ai senatori di maggioranza che gli spazi per eventuali modifiche sono «stretti come il Canale di Corinto, dove passa una barca per volta». Unapertura minima, comunque, cè già stata con lapprovazione di due emendamenti al Bilancio che stanziano 4 milioni per le scuole private e 5 milioni per la mobilità urbana. Vegas fa però capire che non sarà il passaggio al Senato quello risolutivo: le modifiche di peso si faranno, eventualmente, alla Camera. Nel corso dellesame a Montecitorio, a metà dicembre, si conosceranno infatti gli incassi dello «scudo fiscale»: 5 miliardi o forse più (lo «scudo» sta andando molto bene, rivela infatti un altro sottosegretario allEconomia, Luigi Casero) che potrebbero essere utilizzati in parte per finanziare un primo sgravio fiscale alle imprese. Il nuovo tesoretto, originariamente destinato al welfare, potrebbe coprire il taglio dellIrap almeno per un anno.
La Finanziaria rappresenterà la cartina di tornasole dei rapporti fra Tremonti, il suo partito e lintera maggioranza. Ma anche di quelli con il presidente del Consiglio, che allassemblea degli artigiani Cna aveva annunciato quel taglio dellIrap che è andato un po di traverso al ministro dellEconomia. Un punto di mediazione potrebbe essere rappresentato da un emendamento presentato in Senato dalla Lega, a firma di Roberto Calderoli. Il ministro, molto vicino a Tremonti tanto da accompagnarlo insieme con Bossi al delicato incontro di domenica con il premier, ha proposto di dedurre dallIres (limposta sul reddito delle società) la quota Irap inerente al costo del lavoro e alle passività. Il costo di questa misura sarebbe pari a circa 3 miliardi di euro. Si tratta di un intervento graduale che sembra piacere alla Confindustria, purché venga esteso a tutte le aziende, non solo le medie e piccole. Emma Marcegaglia ha chiesto esplicitamente una riduzione fiscale dall1 gennaio a favore delle imprese.
Tremonti si prepara ad affrontare un terreno scivoloso nei i prossimi due mesi. «Sui conti di sicuro non cederà», dicono persone a lui vicine. Stamattina il ministro dellEconomia parteciperà al Consiglio dei ministri in cui si dovrebbe esaminare la riforma delluniversità proposta da Mariastella Gelmini. Domani si presenterà alla Giornata del risparmio.
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