Finanzieri, architetti e anche un politico tra i nuovi sacerdoti

«Sei certo che ne siano degni?» chiede l’arcivescovo secondo il rito. «Posso attestare che ne sono degni» risponde il sacerdote che li introduce all’Ordine sacro. Sono diciotto, belli allegri e luminosi. Due di loro hanno ventiquattro anni ed è servita una speciale dispensa per ammetterli ma adesso sono don Giorgio e don Matteo, festeggiati in piazza Duomo con coretti da stadio e il tradizionale lancio in alto con vista sulle guglie. Occhi come lanterne, «è il giorno più importante della vita»: diventano sacerdoti.
C’è chi è entrato in seminario subito dopo le superiori, altri hanno assaggiato il lavoro da finanziere, architetto, professore. Don Andrea era maresciallo della finanza. Don Roberto Spreafico, trentaquattro anni, è stato ingegnere e consigliere comunale a Lecco, fino a sei anni fa, quando ha detto addio ai palazzi e alla politica: «Tutte le cose che facevo non mi riempivano la vita, ho capito che forse mi si chiedeva di più. Sono stati anni di preparazione e di lotta, anche con il Signore, non sono mancati i dubbi, ma adesso è bello pensare che Lui affidi a noi la speranza del mondo».
Il Duomo è strapieno, la gente spinge sulle balaustre per vedere l’amico, il fratello di parrocchia che si sdraia a terra sotto l’altare in segno d’umiltà, promette filiale rispetto e obbedienza al vescovo Dionigi Tettamanzi e ai suoi successori, si riveste della casula rossa. È difficile nel clima di festa ricordare le brutture, sembra incredibile che tanto amoroso entusiasmo possa generare «lupi rapaci» che divorano le pecore.
Eppure Tettamanzi vuole questo bagno di realtà per mettere in guardia i suoi nuovi sacerdoti: «L’esperienza di tutta la storia della Chiesa, anche la più recente, dimostra che il maggior nemico del popolo del Dio è il peccato che opera al suo interno. Esso può trasformare i credenti e gli stessi ministri di Cristo in lupi rapaci, rendendoli vittime delle proprie passioni distruttive».
Ricetta evangelica per mantenersi in salute: «Non temete le tribolazioni, gli attacchi del mondo e l’incomprensione degli uomini. Temete piuttosto l’attacco che proviene dall’interno, cioè dal vostro cuore». L’arcivescovo spiega come fare nella pratica: «Vigilate su voi stessi e pregate: domandate allo Spirito di Cristo di prendere dimora nel vostro cuore, perché ogni pensiero sia secondo Dio. Non lasciatevi disorientare e non vacillate».
Padre Valter era già frate carmelitano, con tanto di voti di povertà, castità e obbedienza ma da oggi è un’altra storia, ha la responsabilità di confessare, dispensare i sacramenti, celebrare la Messa. Tettamanzi prepara lui e gli altri diciassette al grande passo: «Vi renderete conto presto che tanti fratelli e sorelle vi consegneranno la loro vita, apriranno il cuore, confideranno le pene e confesseranno le proprie miserie morali. Le vostre mani si alzeranno su di loro per benedire, battezzare, ungere e assolvere. Nelle vostre mani il pane dell’Eucaristia diventerà il Corpo di Cristo».
Un gruppo di giovani si presenta con le magliette bianche e blu fatte stampare apposta per il loro prete: «W don Marco Usuelli, one of us».

Uno di noi. Altro gruppo di tifosi: «Da Castello con furore don Poppe il nostro tenore». Presente che guarda già al futuro, quando una ragazza pianta gli occhi curiosi negli occhi dell’amico: «Davide, quando veniamo a vedere te?».

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