Politica

Finanzieri rimossi, i magistrati incalzano Prodi

Primi contatti tra Pm e staff di Palazzo Chigi

Gianluigi Nuzzi

da Milano

La delicata vicenda degli improvvisi trasferimenti dei comandanti delle Fiamme Gialle della Lombardia investe il presidente della Corte d’Appello di Milano Giuseppe Grechi. L’alto magistrato, responsabile ultimo dell’azione disciplinare per gli ufficiali di polizia giudiziaria, ieri pomeriggio si è incontrato per oltre un’ora con il comandante generale della Guardia di Finanza Roberto Speciale. Nella caserma «Cinque Giornate» della GdF, lontano da telecamere e cronisti che aspettavano Speciale in Tribunale, il comandante generale ha prima coordinato una serie di incontri per tutto il pomeriggio con i suoi dipendenti, proprio quelli che rischiano il trasferimento d’urgenza, e con l’avvocato generale presso la Procura generale Manuela Romei Pasetti. Poi c’è stato il vertice conclusivo, iniziato alle 18.15 con Grechi. Alla Romei Pasetti, Grechi e alla gerarchia di Roma sono stati quindi sottoposti i motivi di salute, familiari e di servizio, contrari ai discussi trasferimenti.
Si sta quindi compattando ai massimi livelli il fronte che i magistrati di Milano stanno formando contro l’iniziativa di trasferire in blocco la gerarchia regionale, dal comandante Mario Forchetti al suo capo di stato maggiore Minervini, dai comandanti del nucleo regionale e provinciale, Rosario Lorusso e Virgilio Pomponi, sino al tenente colonnello Tomei, braccio operativo delle indagini più delicate. Oltre a Grechi e al procuratore capo Manlio Minale, che ha inviato già due missive a Speciale per chiedere lumi sulla vicenda, le ultime mosse sarebbero del procuratore generale Mario Blandini che intende o avrebbe già investito della vicenda Palazzo Chigi, chiedendo, secondo alcune indiscrezioni, anche un incontro con Romano Prodi.
Lo staff di Visco ha reso noto che ieri il viceministro ha avuto «un lungo e cordiale colloquio telefonico con Minale nel corso del quale è stato ribadito che le motivazioni di tali avvicendamenti sono unicamente riconducibili ad esigenze di servizio. Le decorrenze degli stessi movimenti, come peraltro pianificato dal Comando Generale della Guardia di Finanza e con l'obiettivo di evitare plateali strumentalizzazioni, saranno scaglionate per favorire un graduale inserimento da parte dei nuovi Ufficiali nelle indagini in corso».
I contraccolpi dei trasferimenti sulle indagini che questi ufficiali stanno seguendo non sono nemmeno valutabili. A iniziare da quelle su Unipol, su Telecom e la lussemburghese Bell, fronti ultimi delle inchieste finanziarie del pm Eugenio Fusco e dei finanzieri in trasferimento come Tomei, sino alle consulenze incassate dall’ex presidente di Unipol Giovanni Consorte. Si tratta poi di capire cosa o meglio chi abbia portato Speciale ad avviare questi trasferimenti. La Guardia di Finanza dipende dal viceministro diessino Vincenzo Visco che si è visto il segretario del suo partito Piero Fassino intercettato dalla Procura di Milano e dalla Finanza nella vicenda Bnl. Visco giura che l’accostamento è improprio e strumentale, nega qualsiasi ingerenza politica nel Corpo. Bene, allora perché questa doccia fredda? Ieri Visco ha cercato di offrire una debole risposta: gli avvicendamenti sono dovuti ad esigenze di servizio. Ma è smentito dai fatti. Nemmeno quattro mesi fa proprio Speciale, con telex inviato alle articolazioni periferiche il 12 marzo, aveva confermato la fiducia proprio agli ufficiali ora a rischio trasferimento, promuovendo taluni a incarichi in linea con le deleghe investigative già assunte dalla procura di Milano. Ad esempio il tenente colonnello Virgilio Pomponi era stato assegnato «da nucleo provinciale Milano a istituendo Nucleo stessa sede, quale comandante». In pratica veniva promosso responsabile del suo ufficio. Ma, allora, in questa manciata di mesi, al di là del cambio di governo, cosa è intervenuto per non confermarlo nella stessa città, anzi mandarlo lontano dalle indagini che seguiva, sino al Comando Generale di Roma? Mistero. Pomponi avrebbe dovuto assumere il comando del nuovo nucleo potenziato secondo la recente riforma del Corpo, prendendo il posto del colonnello Michele Carbone che da un paio di mesi è allo Stato maggiore a Roma. Pomponi non è ufficiale qualsiasi: ottimo segugio, nel dicembre del 2005 ha personalmente arrestato Calisto Tanzi, conducendo con il pm Francesco Greco e tutto il dipartimento reati finanziari le indagini tra politica e finanza più delicate. Di sicuro su di lui Speciale non può cambiare idea in un paio di mesi. Altro esempio: il generale di brigata Mario Forchetti è arrivato a Milano come comandante regionale da poco più di un anno. Il nuovo capo ufficio operazioni del nucleo provinciale, il tenente colonnello Vincenzo Tomei, arrivato a Milano a inizio anno, sta conducendo con il pm Fusco indagini delicatissime.
gianluigi.

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