Scioperi, cortei, occupazioni: da Nord a Sud, in tutti gli stabilimenti di Fincantieri la tensione è alle stelle, mentre continua lo stillicidio di notizie, più o meno ufficiali, su un piano industriale a base di chiusure di fabbriche e tagli di posti di lavoro che sarebbe pronto a partire. Il gruppo di Trieste, controllato dal ministero dell’Economia attraverso Fintecna, minimizza: «È solo una riflessione sull’attuale situazione di mercato».
Sinora infatti non è giunta alcuna comunicazione al ministero del Welfare su un eventuale piano di esuberi, afferma il ministro Maurizio Sacconi: in serata, ha aggiunto che «il governo convocherà le parti di Fincantieri per rimettere nei corretti binari il confronto sul futuro della società che allo stato dichiara di non avere definito alcuna ipotesi», appellandosi ai sindacati per isolare «gli agitatori professionali».
Rassicurazioni che però non sono bastate a fermare la protesta esplosa in tutti i cantieri della società. Primo fra tutti Palermo, dove la crisi è già conclamata: per la fabbrica infatti è prevista la dismissione dell’attività di costruzione e l’azienda ha confermato l’intenzione di ricorrere alla cassa integrazione per 470 operai su un organico di circa 500 persone, in modo graduale.
Infatti, la Saipem ha già deciso di trasferire all’estero, il prossimo 10 ottobre, la piattaforma di perforazione petrolifera Scarabeo 8, in lavorazione nello stabilimento palermitano. E proprio a bordo di quella piattaforma, non appena la notizia del trasferimento è stata ufficializzata, i lavoratori hanno deciso di resistere a oltranza, giorno e notte, per impedire il ridimensionamento della fabbrica. «Ci rivolgiamo al prefetto, al governo regionale, al governo nazionale perché interloquiscano con la Saipem sulla vicenda. Occorre un soggetto terzo tra la Saipem e Fincantieri», affermano le segreterie provinciali di Fiom, Fim e Uilm.
Nelle stesse ore, la protesta è esplosa anche nelle altre fabbriche date per «condannate»: Riva Trigoso (Genova), dove ha sede la direzione aziendale, occupata dagli operai dopo un’assemblea sfociata in uno sciopero, e Castellammare di Stabia (Napoli) dove tre lavoratori sono saliti su una gru, e sono scesi solo nel tardo pomeriggio, mentre altri 200 protestavano davanti ai cancelli.
Scioperi anche ai cantieri di Monfalcone (Gorizia), che però non dovrebbero essere interessati al piano.
Intanto i sindacati preparano la mobilitazione nazionale e chiedono l’avvio di un confronto a Palazzo Chigi. Giorgio Cremaschi, coordinatore nazionale Fiom-Cgil, parla di «mobilitazione in tutto il gruppo» e chiede, insieme a Fim e Uilm, un incontro urgente all’azienda per conoscere le sue reali intenzioni.
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