Innanzitutto, un numero. Reso noto da Giuliano Cazzola, deputato del Pdl: in Italia esiste un docente universitario, nelle tre fasce, ogni 27,7 studenti iscritti. Più di uno per ogni studente frequentante.
Ergo: i ragazzi e gli studenti (ragazzi e studenti per modo di dire, fra loro ci sono anche vecchi rottami sessantottini che hanno trentanni sì, ma per gamba, ed esponenti dei centri sociali che luniversità la vedono solo il giorno in cui il maggiordomo delle loro ricche famiglie li va ad iscrivere, senza che al modulo discrizione segua mai alcun atto legato in qualche modo alluniversità, né esami, né frequenza) che manifestano non sanno per cosa manifestano. Oppure, lo sanno benissimo. Ma, in tal caso, è unaggravante, non unattenuante.
In questo quadro, Marta Vincenzi - che pure ha firmato la scorsa settimana un sacrosanto elogio della legalità dicendosi stanca di «strade e luoghi dove ognuno ritiene di poter fare qualsiasi cosa» - continua a tacere. Gli assessori che laltro giorno sono stati coperti di letame dai manifestanti reagiscono in modo diverso: Gianni Vassallo, che della squadra di Marta è di gran lunga il migliore, si indigna; Paolo Perfigli, uomo del Pd nella giunta provinciale di Alessandro Repetto, sul Secolo XIX minimizza: «Non sono stato mica vittima di un attentato». Manca solo il Grifo doro del Comune ai protagonisti delleroico lancio e il cerchio è chiuso.
Eppure, continuano i silenzi. Rifacciamo lappello di coloro che hanno avuto il coraggio di dire qualcosa sullincredibile manifestazione degli studenti: Roberto Cassinelli, deputato Pdl; Alessandro Gianmoena e Alessandro Parino, responsabili della Giovane Italia, organizzazione giovanile pidiellina; Giuseppe Murolo, consigliere comunale di Futuro e libertà. A cui, fortunatamente, si sono aggiunti ieri Matteo Rosso e Gino Morgillo, consiglieri regionali del Pdl a cui non sono passati la voglia e il coraggio di indignarsi contro i prepotenti. Rosso e Morgillo sono due che sulle loro idee non mollano mai. E non mollano nemmeno oggi. Bravi.
Perchè va detto e ripetuto che le prime vittime di queste manifestazioni, più ancora degli assessori riempiti di letame, sono i cittadini per bene, quelli che chiedono solo di lavorare o di poter andare a prendere i loro cari, o di andare in ospedale. Quelli che sono rimasti bloccati la scorsa settimana a Principe sui treni, o sugli autobus nelle gallerie che portano a Corvetto o, martedì, in sopraelevata o al casello di Genova Ovest.
Tutte persone che desideravano semplicemente che fosse rispettata la loro libertà di muoversi da un lato allaltro della città. E che sono stati sequestrati da gente che manifestava per difendere il rapporto fra un docente e 27,7 studenti alluniversità. Libertà sì, ma di spreco.
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