La fine dell’Urss nelle lettere Kohl-Gorbaciov

H elmut Kohl tentò con tutte le sue forze di evitare il crollo dell’Unione Sovietica, per un debito di riconoscenza nei confronti di Michail Gorbaciov che aveva consentito la riunificazione tedesca. Lo rivela lo Spiegel, che ha avuto accesso a 30mila pagine di documenti inediti contenuti nell’archivio della fondazione che porta il nome dell’ex leader sovietico, copiati segretamente durante una ricerca dallo storico russo Pavel Stroilov. Dai verbali delle telefonate con l’ex cancelliere della riunificazione, emerge la figura di un Gorbaciov ormai superato dagli eventi, che chiede a Kohl di convincere le potenze occidentali a sostenerlo per rimanere al potere contro un Boris Eltsin che sta cercando di scalzarlo dal Cremlino. In una telefonata del 30 aprile 1991, Kohl rassicura il padre della perestroika: «Qui in Europa sto intervenendo massicciamente in tuo favore e lo stesso farò a Washington fra due settimane, ma tu devi dirmi realmente come stanno le cose. Devi sapere che circolano opinioni fosche sulla tua situazione. Puoi contare su di me, Michail». Il 5 luglio successivo, mentre con Gorbaciov sta viaggiando in auto dall’aeroporto di Kiev verso la residenza estiva di Meschigorje, in Ucraina, il cancelliere esprime apertamente a Gorbaciov il suo disagio per la piega che hanno preso gli avvenimenti: «Che succederebbe se Gorbaciov uscisse di scena e al suo posto arrivasse Eltsin?», si chiede Kohl, «rabbrividisco alla sola idea di lasciare lo Stato nelle mani di quest’uomo». Kohl sembra paventare il disintegrarsi dell’Unione Sovietica e spiega al compagno di viaggio che «solo un asino può pensare che la distruzione dell’Urss sia utile a qualcuno: sarebbe una catastrofe per tutti. Chi punta su questo mette a rischio la pace». «Se Eltsin viene da noi», prosegue Kohl, «gli dirò le stesse cose e gli dirò che lui non ha alcuna chance, se non collabora con te. Anche gli americani glielo hanno detto». Al che Gorbaciov replica che su questo punto è vero il contrario, poiché «gli americani lo incoraggiano, ai loro occhi è un riformatore». Ma nel frattempo la situazione interna dell’Urss sta precipitando ed all’inizio di settembre Gorbaciov rivela all’allora ministro degli Esteri tedesco, Hans-Dietrich Genscher, che il suo Paese ha «bisogno di denaro per le spese correnti, per sopravvivere e mantenere le importazioni. Ci servono 2 miliardi di dollari».

Il 12 settembre Kohl invia a Mosca il futuro presidente della Bundesrepublik, Horst Koehler, al quale Gorbaciov confessa con parole drammatiche che la situazione interna dell’Urss «ricorda quella della Repubblica di Weimar, quando i democratici litigavano e Hitler arrivò senza sforzo al potere». Qualche mese dopo gli avvenimenti presero la piega nota, con Gorbaciov che il 25 dicembre rassegnò le dimissioni da presidente dell’Urss, ormai andata in pezzi.

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