Fine di un’epoca in Australia: vince il laburista Rudd

da Sydney

È finito dopo undici anni il “regno” del conservatore John Howard in Australia. Nelle elezioni politiche anticipate da lui stesso convocate per chiedere agli elettori un improbabile quinto mandato consecutivo il premier, conosciuto per le sue posizioni molto vicine a quelle di George W. Bush negli Stati Uniti, ha subìto una inequivocabile sconfitta.
La vittoria è arrisa al leader laburista Kevin Rudd, cinquantenne ex diplomatico che è riuscito a portare dalla sua parte una fetta significativa dell’elettorato moderato australiano evitando di spaventarlo con cambiamenti troppo marcati. In campagna elettorale ha quindi promesso tra l’altro il ritiro dei 580 militari australiani tuttora schierati in Irak, ma ha detto che quelli in Afghanistan resteranno al loro posto e soprattutto che il legame prioritario di Canberra con Washington continuerà immutato.
Tuttavia Rudd, che parla correntemente il cinese, ha promesso che l’Australia svilupperà una politica più indipendente verso la Cina e i Paesi vicini dell’Estremo Oriente, oltre a unirsi ai Paesi firmatari del protocollo di Kyoto, il documento che fissa impegni internazionali con l’obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti nell’atmosfera. Due cambi di direzione che certamente non piaceranno alla Casa Bianca, anche se ieri Bush, appreso il risultato delle elezioni australiane, si è ritualmente detto entusiasta e ansioso all’idea di lavorare con il futuro premier laburista.
Quanto al 68enne Howard, la sua sconfitta rappresenta la fine di un’epoca.

Ha perso nonostante l’Australia goda oggi, grazie alla sua azione politica, di un ben maggiore benessere economico, oltre che di un ritrovato ruolo internazionale. Probabilmente Howard perderà anche il suo seggio in Parlamento che deteneva da 33 anni.

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