La fine di un incubo dopo dieci anni di delusioni

La retrocessione contro il Padova, la C e il ripescaggio

La fine di un incubo  dopo dieci anni di delusioni

È serie A, ma dopo lunghe sofferenze e qualche delusione. Un poeta diceva che la vita (rossoblu?) può essere capita solo guardando all’indietro, ma va vissuta in avanti. Se provi a girarti, fai un bel respiro e corri fino a quel giorno là: allora sì, capisci perché la partita di ieri sera è stata una di quelle che finisce automaticamente nella leggenda. Tra vent’anni, al nipotino potrai dire: sai, io c’ero quella notte. Ma quel giorno là? Prima di arrivarci, ti fermi ogni tanto, butti l’occhio ancora su quei giorni. Che hai vissuto e non vorresti più vivere. Che ha visto e non vorresti più vedere. Tappe della sofferenza genoana che dura da dieci anni. Ricordi sparsi, ombre dal passato, fotogrammi di un incubo iniziato proprio quel giorno là. E siccome la storia bussa sempre due volte, vedi il calendario e scopri che pure il destino ha fatto le cose per bene. Dieci anni esatti e una virgola. Undici giugno 2005, ventiquattr’ore dopo cosa vuoi raccontare? Sapete già tutto. Dieci giugno 1995, undici anni dopo c’è poco dire ma c'è da raccontare che la sofferenza è iniziata quel giorno là. Firenze, spareggio per rimanere in serie A. È il Genoa di Van’t Schip, Torrente, Ruotolo, Bortolazzi e Skuhravy. In panchina, Claudio Maselli. Dall’altra parte, è il Padova di Bonaiuti, Galderisi, Balleri, Cuicchi e di Lalas. Il pilota dei veneti è Mauro Sandreani. Beh, Vlaovic segna, Skuhravy pareggia. Poi, vince la paura e il Genoa se la va a giocare alla roulette dei rigori. Dove nove volte su dieci, perde quella che è favorita. Errori di Marcolin e Galante. Si apre la botola, il Genoa cade giù al piano di sotto, quando atterra non c’è il cuscino. Serie B e ottavo posto. Arrivederci alla prossima stagione.
L’idea è di fare il salto. La squadra c’è, l’allenatore pure: tocca ad Attilio Perotti. Campionato 96’- 97’, la partita di Ravenna butta all’aria quel progetto. Il Genoa finisce quinto, 61 punti. 8 giugno 1997, ottomila tifosi allo stadio Benelli. Il mister del Ravenna è Walter Novellino, in campo anche Giuseppe Iachini, l’attacco romagnolo si chiama Schwoch. Il risultato? Pareggio, un punto per uno e la promozione del Genoa che rimane appesa ad un filo sottilissimo che puntualmente si spezza la domenica dopo. Aldo Spinelli, il giorno dopo la partita di Ravenna, dirà: «Spero che Cesena, Cremonese, Castel di Sangro schierino in campo veri professionisti che si battano con lo stesso impegno che hanno avuto i giocatori del Ravenna». Diciamo che andò tutto al rovescio. Perché quando succede che: 1) il portiere del Ravenna (Roccati) esordisce, dal primo minuto e diventa l’eroe della giornata 2) segna un certo Gasparini che giocava, per la prima volta, dall’inizio; mezza girata al volo, gol così li fa una volta nella vita 3) Goossens sbaglia l’impossibile. Beh, quando succede che, in novanta minuti, sommi tutto questo, vuol dire che partite così le puoi giocare anche mille volte, ma tanto non riusciresti mai a vincere.
Giriamo la pagina. Si riparte con Salvemini, sostituito, poi, da Burgnich. Nono posto. Peggio fanno, Pillon e Cagni. Delio Rossi e Bolchi portano il Genoa al sesto posto, da lì è un declino. Nelle due stagioni successive, sono i tempi di «Nube che Corre», per trovare i rossoblu devi guardare nella parte destra della classifica. Campionato 2002-2003, Dalla Costa forse lascia, forse no, finalmente lascia. Quando arriva Enrico Preziosi, la squadra, che navigava a metà classifica, è solo un bella confezione perché Dalla Costa si era già venduto Codrea e Carparelli. È un lento declino. Il 24 maggio, tre schiaffi a domicilio del Siena che va in A e seppellisce il Genoa. Serie C. Ti vengono i brividi solo a pronunciarla quella lettera. L’ultima giornata, vittoria con i baby sul Cosenza è però una festa a Marassi. Incredibile. E la festa diventa doppia il 21 agosto, Preziosi vince la battaglia contro il Palazzo, serie B a ventiquattro squadre. Saluti alla C. Ciao, i rossoblu erano riusciti a non vederlo l'inferno nemmeno per un giorno ma certe volte basta solo il pensiero. Piazza De Ferrari, anche il presidente Preziosi si immerge nella fontana. È come se il Genoa avesse vinto lo scudetto.

Il resto? Storia recente. Doveva essere un anno di transizione, stava diventando un’altra agonia. I rossoblu chiudono in fondo, 17ª posizione. Salvezza. Provate a dirlo agli scaramantici che pure il diciassette porta fortuna.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica