Politica

La fine del mito di Londonistan

Un mese fa la giornalista Melanie Phillips l'aveva previsto nel suo libro «Londonistan». Al Qaida avrebbe colpito presto a Londra, sfruttando tutta una serie di errori del governo di Blair, incalzato dall’ala sinistra del suo partito e dal sindaco neo-marxista di Londra Ken Livingstone. Per fortuna, la Phillips sottovalutava le capacità dei servizi segreti inglesi, anche se la minaccia è stata sventata proprio all'ultimo minuto. Ma la forza delle sue critiche rimane.
Dopo gli attentati del 7 luglio 2005 Blair non è riuscito a resistere alla pressione dell'anima multiculturalista, buonista e filo-islamica del Partito Laburista. Ha costituito una commissione di dialogo con i musulmani in cui ha invitato come «esperto» anche Tariq Ramadan, esponente dell'ala più discutibile del neo-fondamentalismo, quella che odia Israele e prospetta un'alleanza fra fondamentalisti islamici ed estremisti no global in funzione anti-americana. È vero, tra i neo-fondamentalisti che rappresentano la «seconda generazione» dei Fratelli Musulmani, vi sono (in Egitto e altrove) personalità disposte a riconoscere Israele e a dialogare con l'Occidente. Non è il caso dell'ala neo-fondamentalista anti-imperialista che fa capo a Tariq Ramadan e al telepredicatore egiziano di Al-Jazeera, Yusuf al-Qaradawi. A Ramadan e a Qaradawi è stato concessa da una parte del mondo politico britannico una fiducia del tutto malriposta. Qaradawi, che ha benedetto gli attentati suicidi in Israele e vietato ai bambini musulmani i cartoni animati dei Pokémon perché conterrebbero «simboli ebraici», è stato accolto a Londra dal sindaco Livingstone che ha definito le sue idee «molto simili a quelle di Papa Giovanni XXIII».
La commissione d'inchiesta sugli attentati del 7 luglio 2005 ha concluso i suoi lavori con un rapporto criticato da tutti gli specialisti, che esclude il coinvolgimento di Al Qaida e attribuisce le bombe a terroristi «autonomi». Al Qaida, dopo la chiusura delle sue basi in Afghanistan, non è più un'organizzazione gerarchica o un esercito, ma un network, una rete che opera coordinando e ispirando cellule indipendenti. La distinzione fra «militanti» di Al Qaida e terroristi «autonomi» è del tutto sbagliata. Al Qaida opera precisamente attraverso cellule «autonome», che di volta in volta decide di sostenere.
Infine, diversi predicatori controversi arrestati prima del 7 luglio sono stati rilasciati e i controlli sull'immigrazione e sui quartieri musulmani si sono fatti più blandi. Si è voluta trasmettere ai musulmani, fondamentalisti compresi, l'idea che il governo Blair è «amico dell'islam» e crede ancora all'utopia multiculturalista di un «Londonistan» capace di autogovernarsi isolando i terroristi. Non è servito. Il dialogo può funzionare con l'islam moderato e conservatore che esiste, per esempio, nell'emigrazione turca in Germania, non con i fondamentalisti tradizionali pakistani e arabi che controllano molte moschee inglesi (e italiane). Né con i neo-fondamentalisti alla Tariq Ramadan o alla Qaradawi che, pur criticando più o meno sinceramente Bin Laden, fanno dell'odio contro Israele e gli Stati Uniti, condito con una spruzzata di marxismo no-global, l'asse della loro ideologia. In queste ore il governo Blair si interroga sugli errori commessi.

Il governo italiano - in tema di immigrazione e «amicizie pericolose» fra partiti di governo dell'ultra-sinistra e personaggi come Ramadan o gli Hezbollah - continua allegramente a perseguire la stessa politica.

Commenti