Fine pena mai

Fine pena mai

L’ha scampata bella, Michael Jackson. La prospettiva era alienante: una divisa sempre uguale, capelli corti, niente trucco, niente profumo, niente gioielli tipo anelli e catenine, una semplice camicia e un paio di pantaloni di cotone, un tipico paio di boxer chiari, insomma niente vestiti particolari, niente scarpe particolari, niente stivaletti vistosi, solo un paio di anonimi scarponcini marroni. Una volta la settimana, se proprio necessario, una visita per incontrare la famiglia o pochi amici, ma per il resto giorni sempre uguali: sveglia alle 6.30, colazione alle 7.00, una doccia veloce, poi consuete attività di lavoro quotidiano, una passeggiata per prendere un po’ d’aria, sinché, alle 20.

45, la giornata che sfuma nel chiuso di una sorta di cella modernizzata a guardare la televisione, o al limite a leggere un libro preso a prestito in biblioteca prima di spegnere la luce del comodino: e addormentarsi, infine, prima di un’altra giornata rigorosamente identica. A pensarci bene, la giornata media di molti di noi.

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