Degrado e scioperi. Un museo a pezzi specchio del Paese. "È un'umiliazione"

Perdite, danni, affollamento e chiusure. Il declino del Louvre parabola di Parigi

Degrado e scioperi. Un museo a pezzi specchio del Paese. "È un'umiliazione"
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Tanto si è scritto sul museo più visitato al mondo da quando Emmanuel Macron scelse di festeggiare la vittoria attorno alla Piramide del Louvre. Ma se nel 2017 l'appena eletto presidente della Repubblica faceva risuonare l'Inno alla Gioia, rivendicando dal piazzale l'orgoglio di una Francia europeista ancor prima di intonare la Marsigliese, mostrava i muscoli con la mano sul cuore e sceglieva donne e uomini della società civile sparigliando le carte di un sistema abituato all'alternanza destra-sinistra, le immagini di quella stessa piazza abitata ieri da turisti spaesati, forze dell'ordine e giornalisti hanno invece trasfigurato uno dei simboli di Parigi e della "Macronie" in emblema del fallimento. Davanti alle telecamere di mezzo mondo.

La dinamica del furto e i preziosi rubati, le falle nella sicurezza e le riemerse proteste dei lavoratori del Louvre, inascoltate da mesi, hanno tramutato l'accaduto nell'ennesima pagina buia, per la Francia. Che diventa specchio di un Paese in crisi. Di un presidente che fa sapere di esser "costantemente informato" sulla rapina ma che non si mostra. E di incertezza sul futuro. Il video di un uomo in gilet giallo che senza alcun controllo svaligia una teca-vetrina con calma e determinazione, senza che nessuno intervenga per fermarlo alle 9,30 del mattino, a museo aperto, assume le sembianze di un declino che supera di gran lunga l'aspetto culturale della vicenda.

Otto anni e mezzo dopo l'arrivo al potere di Macron, il Louvre violato riapre dunque la polemica politica; surriscaldata da una settimana in cui l'ostinazione centrista del capo dello Stato, e la scelta di un fedelissimo a guida di un governo salvato per il rotto della cuffia dai socialisti promettendo loro la sospensione della "madre di tutte le riforme", talmente indispensabile da averla fatta passare nel 2023 senza voto parlamentare e infine congelata in nome della sopravvivenza, ha aperto una nuova fase: in cui nessun cittadino sa bene quale piega prenderà la legge di Bilancio. Quante tasse si pagheranno e chi. E, prima volta nella V Repubblica, la Finanziaria non sarà scritta dai ministri ma discussa ed emendata dai partiti in Assemblée, con tutte le incognite dovute all'assenza di maggioranza.

A questa realtà parlamentare, si somma l'imbarazzante dinamica della rapina, degna di un film, a scuotere la Francia intera: la Grandeur messa ko da una smerigliatrice. È un po'come se ogni francese si sentisse derubato. "Questa rapina, che ha permesso di rubare i gioielli della Corona di Francia, è un'umiliazione insopportabile" commenta il presidente del Rassemblement national, Jordan Bardella. Se il giovane cavallo della destra, pronto a nuove elezioni che sembrano però allontanarsi, si chiede "fino a che punto arriverà la disintegrazione dello Stato?" Marine Le Pen coglie la palla al balzo per denunciare la reiterata permeabilità del Paese ai malintenzionati: "È un nuovo calvario. Non è il momento delle polemiche. Tuttavia, la responsabilità ci impone di riconoscere che i nostri musei ed edifici storici non sono sufficientemente sicuri per affrontare le minacce. Dobbiamo reagire". L'ex presidente Hollande non esclude neppure che alla base del commando ci siano "attori esterni per destabilizzare la Francia".

Non ci sono solo i gioielli napoleonici, in ballo. C'è da difendere l'immagine della Grandeur, e scacciare gli inviti alle dimissioni. È la "maledizione" del Louvre. Che tiene in sé il riflesso delle criticità di un Paese segnato da tensioni sociali e scioperi, come quelli dei dipendenti, e casse in crisi che bisogna far quadrare per la ristrutturazione. In serata, Macron rivendica su X l'impegno preso a gennaio per il progetto Louvre Nuovo Rinascimento, che "prevede un rafforzamento della sicurezza".

Mentre da giorni gli ex premier, da Philippe ad Attal, sconfessano scelte passate che hanno messo le finanze in disordine, portato al declassamento delle agenzie di rating e fatto piombare la Francia nell'incertezza. In quell'instabilità che fino a pochi anni fa veniva rimproverata all'Italia.

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