Alla fine vince l’Italia: e la polizia francese fa passare gli immigrati

Sarkozy deve arrendersi: i tunisini da ieri attraversano liberamente il confine con un permesso di soggiorno temporaneo

Alla fine vince l’Italia:  
e la polizia francese 
fa passare gli immigrati

Dopo l’«esibizione muscolare», la resa. Per l’Italia è una vittoria nel braccio di ferro con la Francia, per gli uomini di Sarkozy, specie per il «duro» Claude Guéant, l’omologo di Maroni a Parigi, un inevitabile ma faticoso adeguamento alle regole di Schengen. I francesi hanno dovuto accettare che i tunisini provvisti dei «permessi di soggiorno temporanei» (di sei mesi) rilasciati dall’Italia, possano entrare liberamente in Francia. Altro non è che il contenuto dell’accordo preso dal ministro dell’Interno italiano e da quello francese settimana scorsa, ma che la Francia ha cercato di ritardare fino all’ultimo, alla ricerca di cavilli che la esentassero dalla bomba profughi. Si era provato sottolineando la necessità - prevista da Schengen - che gli immigrati avessero sufficienti «mezzi di sussistenza» per il soggiorno, qualche decina di euro al giorno, limite che però molti migranti arrivati dalla Tunisia riescono a permettersi. Ma anche da ultimo il ministro dell’Interno francese ha provato a porre dei paletti, pur costretto ad aprire le frontiere ai tunisini arrivati in Italia prima del 5 aprile, data dell’accordo con la Tunisia. «L’unica possibilità è che le persone che hanno passato la frontiera siano in possesso dei documenti richiesti dalla circolare» inviata ai prefetti francesi. Cioè soddisfare cinque punti: il possesso di passaporto nazionale o di un Atd («Aliens travel document») rilasciato da un Paese membro, il possesso «di un visto valido», avere «scopo e mezzi di sussistenza» per il soggiorno, non creare «rischi alla sicurezza pubblica» né essere considerato una «minaccia per l’ordine pubblico». Ma è sul passaporto che la Francia ha provato a resistere, cercando di chiudere le frontiere a chi non ne è provvisto.
Stavolta, però, l’Europa si è schierata con l’Italia, chiarendo che gli Atd devono essere considerati validi a tutti gli effetti (equivalenti al passaporto) dalle autorità dei paesi Schengen quando siano accompagnati da permessi di soggiorno anche temporanei. Quindi nessun appiglio per Parigi. E infatti a Mentone i tunisini usciti dai commissariati di Ventimiglia stanno passando in controlli della gendarmerie francese. Che sia una vittoria diplomatica italiana lo si capisce dal tono del comunicato del ministro francese, che sottolinea come «non è cambiato niente nelle disposizioni per i migranti alla frontiera con l’Italia», anche se ora i migranti entrano mentre prima venivano respinti. Ma nemmeno questa è un’evidenza così certa per Parigi, visto che il ministro Guéant, dopo aver contattato la Prefettura della regione di Nizza, comunica che «non risultano ingressi».
Non si può dare a intendere che l’Italia l’ha spuntata sulla Francia, e infatti mentre Guéant ingoia il rospo alza il tiro sull’immigrazione (legale) in Francia, che nei prossimi anni «dovrà diminuire di 20mila unità all’anno, da 200mila a 180mila», ha spiegato il ministro di Sarkozy. Questo mentre da Tremonti arriva un’apertura all’immigrazione regolare: «In Italia ci sono 4 milioni di immigrati, tra cui moltissimi giovani che lavorano - dice il ministro dell’Economia a Washington per il Fondo monetario internazionale -. L’Italia è un Paese che offre lavoro a certe condizioni a certe persone, evidentemente non c’è domanda per questi tipi di lavoro da parte di altri». E quando gli chiedono se sia il caso di chiudere all’immigrazione o se i giovani italiani debbano adeguarsi, Tremonti replica secco: «Escludo la prima ipotesi».
L’emergenza non è finita per il governo italiano, anche se l’accordo con Tunisi, siglato da Berlusconi e Maroni, dovrebbe mettere fine alle tendopoli. I profughi che dovessero sbarcare ora non avrebbero più la fortuna toccata in sorte ai 20mila beneficiati del permesso.

Adesso, in base agli accordi del 5 aprile scorso con il governo tunisino, verrebbero messi in un centro di accoglienza temporanea e quindi rispediti indietro. «Quello che avevamo deciso di fare si è realizzato perché sapevamo che l’Europa non poteva opporsi - ha detto Maroni ai suoi - le polemiche fatte sono state pura propaganda».

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