Stranezze di Internet. Capita che su Google, «il» motore di ricerca, scrivendo (fino a ieri) le parole «Fineco trading», il primo indirizzo ottenuto fosse una banca online. E quale banca? Fineco? No. Il sito era www.iwbank.it, corrispondente alla Internet bank del gruppo Bpu. Cera anche lindirizzo di Fineco, ma come secondo. Traslando dal mondo online a quello reale, è quasi come se la Telecom, a chi chiede informazioni su Fiat, fornisse un indirizzo che, una volta giunti sul posto, si rivelasse essere quello di un concessionario Renault. In linea di diritto non è colpa di nessuno. Non di Google, che applica regole uguali per tutti, né di Iwbank, che ha regolarmente sponsorizzato il risultato in questione.
Mentre Fineco, se vuole essere tutelata, deve inviare a Google una scrittura legale per proteggere il suo marchio. Ma resta limpressione che certe tristi abitudini del vecchio mondo stiano per contagiare la rete anche nei settori più delicati, come il bancario. Con grave danno per «il» valore per eccellenza: la trasparenza.Fineco, Iwbank e la trasparenza
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