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Fini all'attacco: il governo destini i soldi del tesoretto alla sicurezza

L’ex vicepremier: "Invece di dare 10 euro a famiglia garantiamo le risorse alle forze dell’ordine". Presto una marcia per la legalità a Roma. Il leader di An attacca: "Macché buco, Prodi bugiardo". Il governo silura i superpoliziotti all'estero

Fini all'attacco: il governo destini 
i soldi del tesoretto alla sicurezza

Roma - Impiegare «una parte consistente del “tesoretto”» per garantire mezzi, uomini e risorse per la sicurezza. Il presidente di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini, ha chiesto al governo Prodi «risposte concrete» sul fronte della tutela dell’ordine pubblico. Se da Palazzo Chigi non arrivassero segnali in questa direzione, An contribuirebbe a organizzare una manifestazione analoga a quella organizzata dal sindaco di Milano, Letizia Moratti, il 26 marzo scorso per chiedere protezione per la cittadinanza. Un preciso atto d’accusa nei confronti del sindaco della Capitale, il diessino Walter Veltroni, che fino a ieri negava l’esistenza stessa del problema.
Obiettivo sicurezza. Fini lo ha spiegato chiaramente nel corso di un convegno organizzato dalla federazione romana di An guidata da Gianni Alemanno. Il partito di Via della Scrofa ha un progetto articolato in sette punti per garantire l’ordine pubblico nelle aree metropolitane. La proposta, attuabile anche attraverso un decreto legge da parte del governo, si fonda su appositi «patti per la sicurezza» stretti tra enti locali e Camere di commercio. Il finanziamento dei patti, secondo An, dovrebbe essere garantito da un fondo di 500 milioni di euro annui per il triennio 2007-2009. Dove attingere le risorse? Dal bonus fiscale. «Non credo che sia indispensabile dare 10 euro a famiglia - ha detto Fini - ma destinarne una parte consistente a quello che in uno Stato è doveroso», ovvero benzina per le auto delle forze dell’ordine e adeguamento degli organici. «Il “tesoretto” - ha aggiunto - è la riprova di quanto Prodi sia bugiardo. È la dimostrazione che mentivano quando dicevano che Fini e Berlusconi avevano lasciato i conti in dissesto». Il problema, quindi, non si pone. «O ci sono i mezzi, e ci sono, per dare risposte concrete - ha precisato - o la sinistra continua a negare il problema perché nella maggioranza c’è chi considera chi delinque una vittima dello sfruttamento capitalista».
Patto di legalità. Le proposte di An vertono sulla piena attuazione della legge Bossi-Fini, depotenziata dall’attuale esecutivo. In primo luogo, si richiedono norme che consentano l’espulsione immediata dei migranti che abbiano più volte commesso reati come spaccio di droga o sfruttamento della prostituzione. In secondo luogo, si propone un «patto di legalità» da far sottoscrivere agli extracomunitari come accettazione di una serie di diritti e doveri da rispettare durante la permanenza in Italia. Infine, An invoca una serie di misure che contrastino il degrado come le dimore precarie e il commercio abusivo. «Occorre la garanzia che chi viene a vivere qui - ha sottolineato Fini - rispetti i nostri costumi. Dobbiamo rompere la logica dei ghetti». Il fil rouge del discorso è il «no alle zone franche» ribadito da Letizia Moratti dopo gli scontri nella Chinatown milanese.
Roma come Milano. Il programma di An è rivolto alle aree metropolitane italiane, ma il punto di partenza è la Capitale dove è stato costituito il Comitato «Roma sicura», un osservatorio sulla sicurezza rivolto alla società civile. La presenza insieme a Fini dello stato maggiore romano di An è chiara espressione della volontà di intercettare il consenso mettendo a nudo i problemi di una Roma sempre più «veltronizzata». Le statistiche riguardanti il capoluogo laziale non sono entusiasmanti: nel 2005 i delitti hanno registrato un incremento annuo del 9,61% a 193.338 unità. Per i furti negli esercizi commerciali e di autoveicoli Roma ha superato città problematiche come Napoli e Palermo. Con buona pace del sindaco, Walter Veltroni, il quale proprio ieri ha ripetuto che «a Roma il problema sicurezza non si pone». La risposta di Fini non si è fatta attendere: «Basta con il buonismo fine a se stesso» perché «norme più permissive» potrebbero fomentare un «razzismo che non è nel Dna degli italiani». Di qui il monito finale rivolto tanto al premier Prodi quanto al primo cittadino Veltroni. «Attenzione - ha affermato - a sottovalutare la capacità dei romani di reagire. Se nei prossimi mesi la filiera istituzionale Comune-Regione-governo non avrà fatto nulla, il primo compito del Comitato sarà chiamare i cittadini a far sentire la loro voce». E quel che è accaduto a Milano, ha concluso, «sarebbe ben poca cosa rispetto a quello che accadrebbe a Roma». D’altronde, in un videomessaggio molto applaudito Moratti ha riconfermato l’impegno a far «crescere un Paese migliore dove sicurezza sia premessa di libertà» esprimendo piena solidarietà alla causa di An. La sinistra romana ha cercato di minimizzare parlando di «emergenza inventata».

Ma a osservare le cifre non pare si tratti di fantasia.

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