Roma - Ora Gianfranco si prepara a fare il leader del terzo polo con forze presenti in Parlamento ma non solo. Il jolly avrebbe un nome: Luca Cordero di Montezemolo, attualmente in India. Almeno nella fervida immaginazione del presidente della Camera. Perchè la discesa in campo del corteggiatissimo (da Fini) Montezemolo non sembra affatto all’ordine del giorno. Da mesi l’ex leader di Confindustria è al centro del tormentone politico: scende in campo o no? La riserva non è sciolta, ma Fini punta molto sulla possibile accensione dei motori del presidente della Ferrari e del suo lanciarsi nel circuito politico. Assieme a Fini, Rutelli, altri piccoli, probabilmente Casini e pezzi di Pd.
Il presidente della Camera ha in testa un nuovo centrodestra: un nuovo Pdl che non sia una «Forza Italia allargata», che non sia un «Predellino bis». Nelle ultime ore gli uomini vicini a Fini lo descrivono determinatissimo e sereno. È convinto che ormai non ci sia più nulla da fare. Ai suoi occhi è Berlusconi che, consigliato male da falchi, ex colonnelli, Bossi e Tremonti, avrebbe stracciato la proposta di un patto di legislatura avanzata dal palco di Montebello.
L’ipotesi ventilata dal Cavaliere e dal Senatùr di salire al Quirinale per chiedere la testa del presidente della Camera perché non più super partes è vista dai futuristi poco più di una provocazione. Un ulteriore segnale che i margini di una ricucitura sono definitivamente scomparsi. Così come è andato a vuoto, d’altronde, l’ultimo disperato tentativo di una mediazione portato avanti dalle due colombe finiane Pasquale Viespoli e Silvano Moffa.
Così, ai suoi, Fini avrebbe detto di tenersi pronti: saranno elezioni anticipate. Il problema adesso è un altro: con chi andare al voto? Da soli? Fini non vuole certo fare il leader di un partito mignon perché, anche se i finiani mostrano i muscoli, i sondaggi non sorridono affatto. C’è chi dice il 6 per cento, chi il 4, chi addirittura si ferma al 3. Con l’attuale legge elettorale, con sbarramento sia alla Camera sia al Senato, il partito di Fini rischia seriamente di scomparire o quasi. Le alleanze sono un obbligo. Ecco perché si sono intensificati i corteggiamenti, i contatti, i flirt: con l’Api di Rutelli, con l’Mpa di Lombardo, con Io Sud della Poli Bortone e soprattutto con gli scontenti del Pdl.
Tra questi è scontato il nome di Pisanu che, anche ieri, ha parlato come se il Pdl non fosse la sua casa ma una baracca dalla quale fuggire. I finiani giurano che come Pisanu la pensano in molti ma che, per adesso, se ne stanno quatti quatti.
Non è scontato che tutti i 44 attuali componenti di Futuro e Libertà seguano Fini in questo progetto, ma un anonimo finiano assicura: «Se anche perdiamo qualche pezzo saranno di più quelli che si aggiungeranno a noi». Il vero problema di Fini però è un altro: in questo ipotetico terzo polo, chi farà il leader? Se anche Casini dovesse starci - la sua adesione non è affatto scontata visto che il centrista non ha chiuso i canali con Berlusconi - il rassemblement sarebbe un pollaio con quattro galli. Troppi.
E poi c’è un altro aspetto, tutto politico, con cui Fini dovrà fare i conti: a Mirabello Fini ha gridato al microfono che «si va avanti senza cambi di campo, senza ribaltoni e ribaltini... per portare avanti il patto scritto con gli elettori». Quegli stessi elettori che, nelle urne, potrebbero ricordargli proprio queste parole.
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