RomaLa Costituzione? «È una giovane signora di 60 anni, che non risente del tempo che è passato». Parola di Gianfranco Fini, che per una mattinata «presiede» a Palazzo Madama, dinanzi a unAula zeppa di studenti da premiare (assente giustificato Renato Schifani, a Palermo per la commemorazione della strage di Capaci, ma non sostituito da suoi vice o componenti dellUfficio di presidenza), e torna a dire la sua su Carta, riforme e Parlamento. Pronto così a rilanciare lauspicio di vecchia data: «Dobbiamo essere capaci di agire in queste Aule nel nome dellinteresse generale, di ciò che può unire più di ciò che può dividere». E pur rappresentando «la grammatica per una lingua» o «la pietra angolare della vita civile e quotidiana», la Carta «non è intangibile».
Già. E sono maturi i tempi - ragiona da tempo la terza carica dello Stato - per avviare una «legislatura costituente», che si ponga come obiettivo pure la riduzione dei parlamentari. Un punto su cui si registra piena condivisione con il premier. Discorso a parte invece merita lo strumento ipotizzato da Silvio Berlusconi. Per linquilino di Montecitorio, infatti, «è una questione che non si pone». Il motivo è semplice: «Una proposta di legge di iniziativa popolare non sostituisce il Parlamento - ricorda ai cronisti -. È una delle modalità previste dai Costituenti per lavvio delliter legislativo. Chi può dare il via a una legge? I cittadini, i parlamentari o il governo. Ma è sempre il Parlamento che decide». Quindi, la centralità decisionale e il «pallino» rimangono nelle sue mani. Ma tantè. Al di là del gioco dei ruoli, Fini, che «non poteva non rispondere» a caldo alle parole del premier sullinutilità dellassemblea di Montecitorio - si fa notare in Transatlantico - è sulla stessa lunghezza donda, se si intende discutere di misure e numeri per superare la «pletoricità».
Intanto, nella nota della Camera, diffusa giovedì dopo lintervento di Berlusconi allassemblea di Confindustria, non cera traccia o spunto polemico sulla battuta con cui aveva giustificato liniziativa popolare: «Non si è mai visto un tacchino o un cappone che chieda di anticipare il Natale». Daltronde, laforisma di Winston Churchill piace molto pure a Fini. Che lha ritirato fuori, lultima volta in ordine cronologico, lunedì scorso a Monopoli, scherzando con alcuni studenti: «Ridurre il numero dei parlamentari è auspicabile ma, citando un detto famoso, dirlo oggi a loro è come dire a un tacchino che si sta anticipando il Natale». In quel caso, nulla da dire, da parte dellopposizione. Che invece, per voce del capogruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro, «bolla» come «scandalose» anche le dichiarazioni del capo del governo «sulla faccenda del tacchino e del cappone». Ma questa, forse, è unaltra storia.
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