Roma - Il day after dello strappo con l’Udc si consuma in una riunione fiume a Palazzo Grazioli. Con Silvio Berlusconi ancora una volta a cercare di mediare e conciliare, convinto che «su Casini è inutile esagerare». E Gianfranco Fini ben più duro, anche se consapevole che «rompere con le amministrative alle porte non è facile». Più netto, invece, Umberto Bossi. Che per telefono ribadisce un concetto già più volte espresso al Cavaliere: «Molliamoli subito, la gente ne ha piene le palle di questa alta politica che mira solo a logorarci».
Al lungo pomeriggio in via del Plebiscito partecipano anche Paolo Bonaiuti, Andrea Ronchi, Roberto Calderoli e Gianni Letta. Tutti a studiare le contromosse alla scelta di Pier Ferdinando Casini di salire al Quirinale a chiedere un altro governo. «Una foglia di fico dopo la figuraccia del Senato», ragionano i presenti. Sull’intransigenza della Lega e la fermezza di An, però, cala la prudenza del Cavaliere. Perché, si augura l’ex premier, «da oggi forse Casini ha capito che non scherziamo». E comunque, «toccherà a lui dimostrare giorno dopo giorno in Parlamento che vuole davvero fare l’opposizione». Se poi le posizioni dovessero ulteriormente irrigidirsi, «allora possiamo sempre andare da soli» anche perché «i sondaggi parlano chiaro». Insomma, la strategia di Berlusconi è quella di lasciare l’Udc nel guado e aspettare che siano loro a fare la prossima mossa. Con una accortezza: togliere a Casini il copyright sulle due opposizioni (anche per questo si è deciso che oggi i capigruppo non andranno al Quirinale) e sottolineare in ogni modo la compattezza di quella che per i presenti a Palazzo Grazioli resta ancora la Casa delle libertà. Così, non è un caso che già oggi a mezzogiorno deputati e senatori di Forza Italia, An, Lega, Nuova Dc e Pri si riuniscano tutti insieme nella Sala della Regina di Montecitorio per ribadire le ragioni dell’astensione. Un modo per sottolineare la loro compattezza e spingere i centristi all’angolo. E anche per questo nei prossimi giorni è stato messo in calendario un faccia a faccia tra Berlusconi, Fini e Bossi. Sul punto, il leader di An è eloquente: «Non è vero che la Cdl non c’è più e che il centrodestra è andato in pezzi. C’è un centrodestra e poi, lo dico con tutto il rispetto, c’è un centrino». Che, spiega, «ha la sua legittima strategia, che fra l’altro non è condivisa nemmeno da tutti all’interno dell’Udc». Poi, un messaggio a Casini: «Se si vota entro un anno Berlusconi rimane il nostro candidato anche se nel centrosinistra ci sarà un candidato diverso da Romano Prodi».
A Palazzo Grazioli si parla anche dei malumori interni all’Udc. Con An che sottolinea come sia necessario tenere alta l’attenzione soprattutto su Salvatore Cuffaro, unico vero serbatoio dei voti centristi.
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