«Cè unItalia in cui credere», recita lo slogan di Gianfranco Fini. E, tanto per capirci, non è la sua. Perché è oggettivamente impossibile credere a quello che va dicendo, ormai a ciclo continuo, il Fli a proposito del partito in Liguria. Il «penultimo» comunicato ufficiale che più ufficiale non si può, recita: «Azzerate tutte le cariche liguri, parla solo Barbara Contini». Giovedì però arriva un nuovo comunicato, dallennesima mail «ufficiale» del partito che addirittura riporta il logo e la dicitura «Ufficio Stampa Fli, Roma, eccetera eccetera», e cosa annuncia? Che oggi allevento al quale parteciperà Fini, «saranno presenti la senatrice di Fli Barbara Contini e il coordinatore regionale della Liguria Enrico Nan». Cioè la Contini è una senatrice qualunque, non più la plenipotenziaria con diritto di imporre il bavaglio a tutti, mentre Nan è stato riportato al rango di grande capo. Mica finita. Perché poche ore prima, da unaltra casella di posta elettronica, era arrivato quasi lo stesso comunicato, che però non faceva cenno a Nan né al suo ruolo, e soprattutto dava appuntamento a tutti allhotel Sheraton alle 17.30, cioè mezzora dopo rispetto allorario fissato dallufficio stampa romano.
Tra laltro cè il serio rischio che il presidente della Camera possa arrivare in ritardo persino rispetto alla previsione più «generosa». Perché oggi Fini a Genova sembra che si preoccupi di tutto tranne che del suo partito. Invitato dallAssociazione culturale «Janua» a parlare di volontariato e lobby, passerà tutta la mattinata al convegno. Poi, dopo pranzo, ancora un impegno tuttaltro che partitico. Alle 14 infatti è atteso al MuMa, il museo del Mare, per affrontare il tema di memorie e migrazioni.
E se la confusione regna sovrana nel Fli ligure, anche la magistratura regala delusioni ai dirigenti (o ex? o sospesi? o commissariati?) del partito. Era infatti pendente una causa per diffamazione intentata da Enrico Nan contro il blog «Destradipopolo» che aveva pubblicato un articolo sulla concessione in uso gratuito della sede di Fli da parte di un imprenditore definito dal sito «attenzionato dalla Dia». Larticolo sottolineava, non senza toni ironici e beffardi, la scarsa opportunità di questa situazione in cui Nan aveva messo il partito. Il pubblico ministero che avrebbe dovuto sostenere laccusa di diffamazione ha però chiesto al gip di archiviare tutto perché «luso di toni di critica politica particolarmente accesi allinterno del medesimo partito politico può ritenersi giustificato ai sensi dellart 51 c.p.».
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