«Fini il grande assente? Poteva fare un salto...»

Milano«Ma quale giuramento feudale. Macché vassalli inginocchiati davanti al signore. Ma la pianti questa sinistra, basta con queste becere strumentalizzazioni. Sì becere. Io ho giurato davanti al popolo, alla nostra gente». Il giorno dopo la manifestazione di Roma, Roberto Formigoni batte palmo a palmo il Varesotto. Saronno, Gemonio, Busto Arsizio, Gallarate.
Onorevole Formigoni, sembra un candidatino alla prima volta. Paura di un calo di voti?
«Sto incontrando molta gente. Come sempre».
Clima?
«Molto calore, molta convinzione».
Non si direbbe. Dalle previsioni sembra che l’astensione sarà altina.
«È solo un dire me ne frego. Astenersi dal voto è astenersi dalla vita».
Una bella massima, ma non è che la politica stia dando un bello spettacolo.
«Devo riconoscerlo, lo spettacolo non è dei migliori»
Il caso Prosperini in Lombardia e quello Frisullo in Puglia, uno a destra e l’altro a sinistra, non aiutano.
«Dopo aver riconosciuto che non è un bello spettacolo, chiedo a tutti uno sforzo. Votate, perché non votare non serve a nulla. Qualcuno comunque vi governerà».
La solita filosofia del votare il meno peggio?
«In Lombardia si sono fatte tante ottime cose: buono scuola, aiuto alle famiglie, incentivi alle imprese, i cervelli fatti rientrare dall’estero. La sanità migliore. Ce lo riconoscono anche gli avversari».
Se fosse così, non ci sarebbe pericolo di astensione.
«Se gli elettori votano, la democrazia diventa più forte».
E poi per cinque anni ci si dimentica di loro.
«No, se votando diranno forte cosa sta loro a cuore. Centralità della persona, quoziente familiare, diritto allo studio e all’occupazione, rispetto del lavoro e delle cose pulite. Di leggi e regole».
Bersani e la Bonino hanno detto che il giuramento dei candidati alla manifestazione di Roma era roba da Pontida o da prima comunione.
«Un gesto chiarissimo, il nostro impegno di fronte alla gente. Fanno tante storie, abbiamo solo sintetizzato i punti fondamentali dei nostri programmi. Tutti insieme».
Non una rinuncia all’indipendenza di governatori che non credono nel federalismo?
«Nessuna rinuncia. Per realizzare i nostri programmi è ovvio che abbiamo bisogno del governo. Noi e Berlusconi ci siamo presi un impegno. La politica è assumere impegni. E mantenerli».
Perché farlo davanti a Berlusconi?
«Perché lui è il capo del governo. Di un governo del fare, mica le chiacchiere della sinistra. Vuote. E con quel patto, anche lui si è preso l’impegno. Farà la sua parte».
In concreto?
«Casa, salute, semplificazione della burocrazia, diminuzione delle tasse, quoziente familiare, più servizi».
Promesse che farebbe qualunque politico.
«Ma noi le manterremo. In Lombardia ho presentato il mio programma con 600 progetti concreti».
E i soldi?
«Ci sono. Abbiamo fatto i conti. Come sempre. È il mio quarto programma e i tre precedenti sono stati realizzati quasi al cento per cento».
Sui numeri della manifestazione c’è stata polemica: un milione o 150mila?
«Una manifestazione grande e bella. C’era tantissima gente. E soprattutto bella gente. Il nostro popolo, famiglie, giovani. Tutti i ceti sociali, persone che lavorano e senza grilli per la testa».
Bersani dice che Berlusconi è solo un capopopolo.
«Capo di un popolo che rispetta gli altri. Anche gli avversari politici. Che non usa la violenza, non odia, ha una visione positiva della vita».
Rosy Bindi dice che Berlusconi fa lo sciamano.
«L’Italia e soprattutto la Lombardia hanno saputo affrontare la crisi mondiale meglio di qualunque altro Paese. Questo conta».
Sul palco c’era Bossi, per lui è stato un trionfo.
«Merito di Berlusconi che ne parla sempre come di un amico. Di un alleato fedele e importante».
La Lega vi ruberà un sacco di voti.
«Quello era il momento dell’unità. Ora ognuno farà la sua campagna elettorale. Siamo partirti concorrenti, ma legati. Alla fine cresceremo tutti e due, ma il Pdl sarà il primo partito in Lombardia. E il primissimo in Italia».
E invece non c’era Gianfranco Fini.
«Fini ha un incarico istituzionale».


Dica la verità, dopo le elezioni ognuno andrà per conto suo?
«Effettivamente un saltino avrebbe anche potuto farlo».
Allora non è per la carica istituzionale.
«Venendo non avrebbe violato nessuna legge. Né scritta né orale».

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