Fini non trova alleati in Liguria e decide di fare retromarcia

Fini non trova alleati in Liguria e decide di fare retromarcia

(...) Non è un caso se ieri, appena concluso l’incontro dei parlamentari ex An nello studio di Ignazio La Russa, il presidente della Camera ha chiamato il senatore Bornacin per invitarlo all’incontro romano di oggi, nel quale si dovrà fare il punto della situazione per i finiani. Un incontro che però non vedrà la partecipazione di alcun ligure. «Ho declinato l’invito - ha spiegato Bornacin - Per coerenza non penso sia giusto esserci. E ho detto a Gianfranco anche come la penso. Però gli ho anche detto di essere disponibile a incontrarlo a parte, anche per una decina di minuti».
E il leader ha detto sì. Incontrerà oggi il senatore ligure, amico di vecchia data, con il quale si confronterà sulle posizioni politiche oggi diverse. «Non pretendo di esser io a fargli cambiare idea, né di essere un mediatore - frena Bornacin - Ma mi ha già detto chiaramente che non lascerà il partito, che continuerà a restare nel Pdl, piuttosto in una corrente minoritaria». Eccola, la novità forte. La notizia che arriva direttamente dalla fonte primaria: Fini ci ha ripensato, non rompe. E accetta di confrontarsi con quei suoi vecchi amici che stavolta proprio non ce l’hanno fatta a seguirlo.
E se il ruolo di Bornacin, una storia nella destra sociale al fianco del leader, suona come un segnale forte per chi voleva tentare l’avventura solitaria, la posizione di Eugenio Minasso rafforza l’irreversibilità della scelta del partito unico. Il vice coordinatore regionale ligure ieri non era a Milano da La Russa. «Ma solo perché domenica non mi hanno rintracciato in quanto avevo il cellulare spento - precisa Minasso - Quando ci siamo sentiti era già tardi. Gli amici presenti però mi hanno comunicato l’esito dell’incontro e io ho confermato la mia adesione». Cioè la decisione di abbandonare Fini. «Veramente il documento diceva un’altra cosa - prova a smussare gli spigoli l’onorevole ligure - Doveva essere una risposta alle domande di Fini sulla Lega». Il testo dice chiaramente che i firmatari non lasceranno il Pdl «qualunque cosa accada», cioè che le scelte di Fini non interessano.
«A prescindere da tutti i documenti - riparte Minasso - la mia storia dice che mi sono sempre battuto per un partito unico, e gli atti di tutti i congressi cui ho partecipato lo possono testimoniare. Lo sostenevo anche quando ancora esponenti illustrissimo, compreso lo stesso Fini, dicevano che riunire tutti insieme era un’illusione».
Un finiano che abbandona Fini, pur se oggi lo stesso Minasso evita le etichette e se proprio ne accetta una, non è quella del fedelissimo di Gianfranco.


«An in Liguria è sempre stata unita, io ero stato eletto coordinatore con il 94 per cento dei consensi - ricorda - E comunque appartengo a quel gruppo che si rifà ad Altero Matteoli, vicepremier in pectore in quanto ministro anziano. L’unità del governo e della coalizione non è certo in dubbio». Soprattutto ora che Fini è tornato indietro.

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