Roma - "Un po' di emozione c'é nel riprendere la parola dopo dieci mesi dall'ultima volta per rivolgermi al mio partito e ai milioni di italiani che nel corso degli anni ci hanno dato questa fiducia", con queste parole, Gianfranco Fini, ha aperto la sua relazione nell'ultima giornata del congresso di Alleanza nazionale, quello che chiude una storia iniziata con la svolta di Fiuggi e ne apre un'altra: la nascita del Pdl. Un "sentimento naturale", ha proseguito il leader di An, "perché mi è ben chiaro che se colui che fu segretario del Msi, e poi presidente di An può ora essere qui con l'appellativo di presidente della Camera è unicamente per l'impegno, la passione, la dedizione e il sacrificio di tutti coloro che per tanti, tanti anni hanno dato tutto senza chiedere assolutamente nulla". Devo dire grazie a chi ha sempre tenuto schiena diritta e ha avuto un grande, grande amore per la propria terra".
Passaggio storico "Oggi non siamo chiamati a cogliere momento" come avvenne nel '94, quando ''lo spappolamento della prima Repubblica mise finalmente la destra italiana nella condizione di raccogliere consenso", oggi "siamo chiamati a costruire un momento; oggi non prendiamo un'occasione, oggi compiamo una strategia; oggi mettiamo una pietra a decidiamo, noi, coscientemente di farlo, di mettere una pietra in quello che è atto che ha rilevanza non solo per noi, ma per la nostra patria". "Oggi - ha proseguito - ci accingiamo ad un passo non solo solenne e importante per noi, ma per la storia dell'Italia".
Sdoganamento? No, affermazione di idee "Se oggi chi aveva la vostra tessera fino a qualche mese fa e oggi è presidente della Camera, non è stato per un regalo di qualcuno. Non c'é stato nessuno sdoganamento, che è una parola che non mi piace perché è relativa alle merci e non alle idee", aggiunge Fini che ribadisce: " Le idee si affermano e vincono la loro battagliae noi abbiamo avuto la capacità di affermare le nostre idee: non c'é stato regalo, non c'é stata grazia ricevuta, non c'é stato sdoganamento".
"Fiuggi ha segnato il passaggio alla destra postideologica" Con il congresso di Fiuggi del 1995, ha sottolineato Fini, si è passati "da una logica del nemico a una loìgica dell'avversraio: come diceva Pinuccio tatarella, il nemico o si annienta o ti annienta, l'avversario ti batte o si batte ma il giorno dopo continua la competizione". Fiuggi sottolinea fini "é stato il primo anello di una lunga catena". "Lì abbiamo fatto i conti con lo stato etico, che non fa perte della democrazia, e con lo stato corporativo, che è fuori dalla modernità. E tutto questo lo abbiamo fatto perché ne eravamo convinti".
Il monito: "Partito di idee, non di potere" "Non ho alcuna esitazione a dire che non sempre siamo stati sempre all'altezza di quel compito così alto che è la cultura di governo, perché in alcuni casi non tutti fra di noi avevano ben chiaro che la cultura di governo non significa cultura di potere o concepire il partito come strumento per occupazione dei posti di potere". E' il monito e la rivendicazione di Fini. "Quando leggo che An, secondo qualcuno, non dovrebbe essere sciolta perché verrebbe meno il potere per condizionare alcune scelte e magari piazzare i propri uomini in questo o quel consiglio di amministrazione..., beh lasciatemi dire che se fosse così allora dovremmo scioglierla davvero perché An non doveva essere questo". "Ci sono state le luci e le ombre", ha osservato, ma An mai stato un partito di potere, ma di cultura di governo.
I valori del Ppe An e Forza Italia possono guardare "con fiducia alla fusione del Pdl perché i valori sono gli stessi, sono quelli del partito popolare europeo. Sono i valori che sono capaci di dare risposte alle ansie dell'Europa e dell'occidente".
Sinistra in crisi di idee "La crisi della sinistra italiana non è tanto di consenso ma di idee, perché a fronte delle nuove sfide che il futuro presenta alla porta dei popoli è il bagaglio culturale della sinistra che oggi mostra la corda".
"Con Berlusconi per costruire l'Italia nuova" Quindici anni di alleanza tra An e Forza Italia, di rapporto con Silvio Berlusconi, "con un unico filo conduttore: la volontà di costruire un'Italia nuova". Sono quelli che Gianfranco Fini racconta davanti al congresso di An, sottolinenando come, da Fiuggi in poi, il partito che oggi si scioglie ha vissuto "alti e bassi", ma con una "linea strategica orientata verso un solo obiettivo: quello di costruire una alleanza nazionale, un'alleanza tra gli italiani". Proprio quell'obiettivo che "oggi si realizza". Fini ricorda come An abbia "privilegiato le alleanze sulle spinte a isolarsi, a scegliere l'identità", abbia scelto l'intesa con Fi in nome dell'Italia nuova che si intendeva costruire. "Siamo stati per 15 anni con Forza Italia nella buona e nella cattiva sorte - aggiunge - e Berlusconi è stato tutt'altro che una meteora, il leader di un partito di plastica, ha rimesso in moto la democrazia dell'alternanza e poi il tempo é galantuomo, sono gli elettori che danno e tolgono le patenti". "Il Pdl nasce da un'alleanza di base, tra gli elettori. Qualcuno dice che è nato il 12 dicembre in piazza San Giovanni, altri con le elezioni del 13 aprile. Di certo non è nato sul predellino di Piazza San Babila. Quel giorno, invece, Berlusconi ha avuto la capacità, nel momento di massimo scontro con AN, di rilanciare. Ma il Pdl nasce dalla lunga fase di gestazione degli ultimi 15 anni".
Pdl? Niente pensiero unico Il Pdl dovrà essere "un partito ampio, plurale, inclusivo, unitario. Ma unitario non vuol dire un partito a pensiero unico, c'é una contraddizione tra pensiero unico e popolo della libertà, perché col pensiero unico manca la libertà ". "Il Pdl - dice ancora Fini - non potrà essere un partito di destra: certi valori di destra dovranno dare il lievito al nuovo partito, saranno un valore aggiunto". "Il Pdl ha un leader che è Berlusconi ed è di tutta evidenza, dopodiché Berlusconi stesso sa perfettamente che una leadership forte e riconosciuta non può in alcun caso essere il culto della personalità". Un conto è essere leader, un conto è pensare che solo il leader può dare contributo di idee, di impegno, di soluzioni politiche, di sintesi", ha aggiunto Fini.
No alla correntocrazia "Nessuno pensi di fare la corrente di An nel Pdl", aggiunge. "Altrimenti, non sarebbe stato meglio tenersi un partito del 10-12%?". Piuttosto, osserva Fini, nel nuovo partito ci dovrà essere "un confronto ampio di idee e di soluzioni".
Difesa del parlamento Il nostro sistema istituzionale "é superato", occorre che la legislatura sia "costituente". Ma la riforma non può prevedere un Parlamento al quale si chieda di "non disturbare il manovratore". Ci dovranno essere "magari meno leggi, ma ci dovrà essere più controllo", precisa Fini che chiede di riformare "il bicameralismo perfetto" perché "non ci possiamo permettere due Camere con gli stessi poteri".
Laicità dello Stato Il Pdl dovrà far proprio il valore della laicità dello Stato. "E' un valore del Ppe, che ha smesso da tempo di essere un partito democristiano. Questo non significa negare il magistero della Chiesa o ignorare la dimensione della religione, ma collocare la religione nella sfera personale e privata e non in quella pubblica".
Anche il Pdl in piazza contro la mafia "Vorrei che il Pdl che stiamo costruendo insieme partecipasse a manifestazioni come quella di ieri a Napoli. E' stolto pensare che quelle iniziative siano prerogativa di una parte sola, che quelle bandiere possano essere alzate solo da una parte", avverte poi il leader di An. che aggiunge: il federalismo, "se ben attuato farà saltare alcune logiche clientelari e paramafiose". Ma la questione meridionale, sottolinea, impone una maggiore presenza dello Stato: "Il Meridione può diventare protagonista solo se c'é una maggiore presenza dello Stato, nella realizzazione delle infrastrutture e nella difesa della legalità ".
Crisi economica "La natura della crisi deriva dalla finanziarizzazione dell'economia: il che significa che se si vuole uscire dalla crisi bisogna riportare il baricentro dell'economia della finanza, alla produzione di ricchezza".
Immigrati, no a discriminazioni "La nostra società, tra dieci anni, sarà multietnica e multireligiosa", ricorda a tutti Gianfranco Fini e il Pdl dovrà confrontarsi con questi problemi andando oltre "la logica, pur giusta , di chi vuole più ordine e sicurezza e chiede l'espulisione del clandestino". "Una società multirazziale porà problemi del tutto nuovi sul piano dei dirtitti. Ed è evidente che se noi parliamo del primato della persona umana, non puoi discriminare qualcuno perché è immigrato , anche se è clandestino. La società multietnica nel cuore del mediterraneo pone il problema del confronto con l'Islam; e non credo che il pdl debba favorire l'intesa basata sul ripudio della superiorità e del fondamentalismo".
"Finisce An, nasce il Pdl" "Oggi finisce An, nasce il Pdl, continua il nostro amore per l'Italia". Gianfranco Fini conclude così il congreso. E cita uno slogan "della nostra gioventù": "Se si ha paura, vuol dire che o non valgono nulla le idee in cui si crede o non vale nulla chi ha paura". Nel Pdl, aggiunge, "entri chi ci crede".
Commozione
Succede alla fine del suo discorso, quando tutti i suoi colonnelli lo abbracciano e lo accarezzano. Gianfranco Fini scende dal palco, dopo aver sciolto Alleanza nazionale che ora entra nel Pdl e una lacrima gli riga il viso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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