«Fini ora fa l’uomo del grigio per diventare il numero uno»

RomaMinistro Calderoli, tutto bene?
«In che senso, scusi?».
Ultimamente nella maggioranza si sono registrati un po’ di attriti. Sono fisiologici, viste le elezioni alle porte, o c’è qualcosa di più?
«Io questi scontri non li ho visti».
Sono in molti nel Pdl a lamentare un eccesso di attivismo della Lega. Davvero non se n’è accorto?
«La verità è che problemi reali non ce sono. Poi lo so anche io che c’è chi va regolarmente a soffiare sul collo di Berlusconi dicendogli che la Lega esagera».
E hanno ragione?
«Ci mancherebbe».
Dicono che avete l’abitudine di fare vostri provvedimenti che sono di tutto il governo e non solo del Carroccio...
«La Lega ha un atteggiamento rigoroso su molti fronti. E gli elettori lo sanno bene».
E i mal di pancia?
«Sono il risultato del malessere dei mediocri, quelli che hanno il complesso di non essere ministri, sottosegretari o presidenti di Commissione. Soprattutto alla Camera ci sono di regola 50-60 assenti».
Chi è che soffia sul fuoco contro il Carroccio?
«Se le facessi i nomi mi metterei al loro livello».
Faccio un’ipotesi. Sono soprattutto gli ex di An e i cosiddetti «sudisti» di provenienza Forza Italia?
«Non solo. Ci sono anche importanti esponenti del Nord, dove diamo molto fastidio. Quel che si dimenticano questi signori è che il fatto che la Lega sia fuori dal Pdl è un valore aggiunto che portiamo a tutta la coalizione».
Ma se le elezioni vi premieranno potrebbero cambiare gli equilibri nella maggioranza...
«La Lega ha sempre fatto gioco di squadra e continuerà così».
I sondaggi del Cavaliere dicono che siete al 10%...
«Quelli ufficiali. Il 10% sarebbe un ottimo risultato ma credo si possa fare meglio».
Secondo lei Berlusconi si è «pontidizzato». Non ha gradito la presa di posizione del premier che ha detto che Maroni esegue solo le sue indicazioni?
«Mi ha lasciato indifferente. Berlusconi studia i sondaggi giorno per giorno e capisco la sua discesa in campo sul respingimento degli immigrati».
Sta educatamente dicendo che Berlusconi ci ha messo il cappello sopra?
«Sto dicendo che ha preso atto di un’iniziativa di Maroni, in attuazione di quello che è il programma di governo. Che poi il premier abbia avuto un ruolo fondamentale negli accordi con Gheddafi è fuor di dubbio».
Nessun timore, insomma, che sui temi cari alla Lega sia iniziata in vista delle elezioni quella «competizione leale» di cui hanno parlato sia il premier che Bossi?
«Gli elettori sanno bene chi ha sempre battuto su certi argomenti».
Fini ha invitato a mettere da parte il populismo. Lo sa che era un messaggio diretto alla Lega?
«Un po’ surreale. I respingimenti sono figli della legge Bossi-Fini e An è stata la prima a sostenere la necessità di introdurre il reato di immigrazione clandestina. Non è che si possa capovolgere la realtà».
Insomma, è d’accordo con l’appello fatto da Bondi dalle colonne de «il Giornale» («Caro Fini, evita le svolte personali»)?
«Quanto dice il ministro e coordinatore del Pdl è condivisibile: tutte le energie dovrebbero essere concentrate per completare la fase di unione tra Forza Italia e An. Il resto rischia di complicare le cose».
D’altra parte, il suo è un ruolo istituzionale.
«Questo è ovvio. Ma i presidenti di Camera e Senato, per quanto debbano essere super partes, non possono far finta di non essere espressione di una maggioranza. Fini è stato eletto come il sottoscritto, né più né meno».
A suo avviso, insomma, dovrebbe essere più prudente?
«Non dovrebbe dare addosso a posizioni che sono nel programma di governo che lui stesso ha condiviso. Spingendo all’estremo il ruolo bipartisan di presidente della Camera, Fini sta creando disorientamento nell’elettorato».
Rispetto ai tempi della Bossi-Fini, insomma, non lo riconosce più...
«Diciamo che sta avendo un’evoluzione».


Il motivo?
«Berlusconi è uomo che non ama i grigi, è bianco o nero. L’unico modo per ritagliarsi uno spazio è quello di essere in mezzo al guado. Fini mira ad essere il numero due e in futuro il numero uno, per questo ha deciso di essere l’uomo del grigio».

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