«Fini parla ma non spiega»

Fini ha parlato come un Casini o peggio come un Rutelli. Un comizio elettorale a quattro gatti malcontati, scorta compresa. Poi la lapidazione. Fini si veste da vittima e tace sull’appartamento di Montecarlo. Ma dov’è stato in questi anni quando lapidavano, e lapidano ancora un giorno sì e l’altro pure, Berlusconi? Ha fatto la conta. Non gli conviene andare alle elezioni. Tornerebbe a essere come un Casini o un Rutelli. O peggio, come un Di Pietro. Al massimo un due di briscola.
Aosta
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Ho la brutta sensazione che Fini abbia fregato Berlusconi! Quanto sarebbe stato meglio buttarli fuori tutti subito e poi imporre meglio le proprie condizioni. Nel suo discorso Fini ha anche dato per scontato il processo breve e Berlusconi l’ha tolto dal pacchetto, forse ascoltando le farneticazioni dei vari Bocchino ecc. prima di sentire ciò che Fini avrebbe detto! Fini ha parlato a lungo di etica in politica e non ha minimamente toccato la questione che lo riguarda, ma ha respinto sdegnato ogni attacco come diretto alla sua «famiglia» per colpire lui. Patetico!
Giovanni Bianchi Anderloni
Piano del Quercione-Massarosa (Lucca)
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Preso atto della solita ottima eloquenza, Fini ha parlato per un’ora e mezza a braccio per dire in definitiva che il Pdl non esiste più. Ha cominciato a demolirlo fin dal momento della sua costituzione, probabilmente con l’intenzione di rifondarlo per sostituire Berlusconi. Ce la ricordiamo tutti la sua frase: siamo alle comiche finali. Ha parlato di libertà di critica nel partito, cosa che tuttavia lui ha sempre negato quando era leader di An, basta chiedere a Storace o alla Santanchè. Ma la cosa che più mi ha colpito è stato quando ha chiesto più etica e legalità per tutti, ma certamente non pensava a se stesso. Ma perché insiste a non spiegare e a dare degli infami a chi fa il proprio lavoro?
Ugo Doci
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Fini ha risposto con un sonoro «sì» alla dichiarazione d’amore fatta da Napolitano che qualche giorno addietro aveva richiamato le forze politiche a far quadrato attorno alla magistratura. E proprio qui si nasconde il matrimonio politico fra la prima carica dello Stato e il presidente della Camera, il quale ha riproposto con emozionante oratoria di essere e di rappresentare quella parte del Paese schierato a favore della magistratura che opera contro i corrotti, ma soprattutto contro il grande corruttore. Insomma, un magniloquente intervento che ha consacrato forse il proprio funerale politico.
Davide Martinez
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Il discorso di Fini è una contorsione per scongiurare le elezioni subito e rimandarle almeno di un po’. Alla proposta di un nuovo patto (come dice Bersani) non crede nemmeno lui. Se andassimo subito alle elezioni, concluderemmo le riforme in primavera, invece le faremo in un pernicioso ritardo che ci costerà altri voti. La riforma della magistratura non si farà mai perché Fini concederà qualsiasi cosa pur di comprare un’assoluzione funambolesca. Se invece prendesse una stangata alle elezioni, perderebbe valore per la magistratura. Avremo un’altra delusione e dovremo andare lo stesso alle elezioni. E la gente avrà già dimenticato il motivo per cui le dovremo fare. Con gioia del cavallo del Don abbeverato alle fontane del Quirinale.
Gianni Oneto
Rapallo (Genova)
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Il mitico Fini indossa i panni del mago e fa sparire come d’incanto 18 milioni di persone che hanno votato Pdl, adducendo che il partito non esiste più. Una visita psichiatrica, per stabilire se il soggetto è capace di intendere e di volere, considerato che occupa la poltrona di presidente della Camera, è dovuta. Parlare di stalinismo usato dal partito per epurarlo è un’altra fesseria. Si dimentica quando a capo di An usava metodi se non stalinisti, riconducibili al fascismo. Se vuole fare un nuovo partito non ci sono problemi: dia le dimissioni e continui a fare politica da un’altra parte.
Giorgio Serafini
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Dopo il discorso di Mirabello in cui Fini ha preso in giro i suoi ex sostenitori e tutti gli italiani, non spiegando niente e facendo capire che tutti i suoi comportamenti degli ultimi anni erano finalizzati a indebolire Berlusconi per i suoi interessi personali, mi pento di avergli dato il voto per tanti anni. Fini non può decidere la fine del Pdl, votato da milioni di persone che vorrebbero vedere i politici lavorare per il bene del Paese, senza perdere tempo in inutili discussioni. Sono finiti solo lui e i suoi amici perché non si capisce cosa faranno da grandi.
Emanuele Berti
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Ho provato imbarazzo, come donna, nel vedere quando Fini è arrivato con la compagna nella villa dell’amico imprenditore a Mirabello. Per quel po’ che si è potuto vedere dalla ripresa tv, il compagno Fini ha sempre voltato le spalle alla compagna Elisabetta, la quale, poverina, si vedeva completamente a disagio, tanto che nel brindisi gli si è accostata come per cercare rifugio e un contatto che le desse fiducia, ma il nostro politico tanto sensibile l’ha evitato. Un comportamento umiliante nei confronti della compagna, da uomo con la coda di paglia, che mira solo a fare sempre la parte di primadonna, mancando di tatto e rispetto verso la madre dei suoi figli; la stessa mancanza di rispetto che nel suo discorso ha attribuito ad altri. A un personaggio come lui che sta in politica da più di 30 anni, verrebbe da chiedere: «Ma scusa caro, ti sei svegliato ora?». Di una cosa, però, bisogna dargli atto: il welfare verso i giovani l’ha praticato, peccato si sia limitato ai parenti stretti!
Ivana Telatin
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Esprimo un forte apprezzamento per l’ottimo servizio giornalistico reso dall’emittente La7 in occasione dell’intervento di Gianfranco Fini a Mirabello. Peccato solo per quel black-out audio protrattosi alcuni minuti e che ci ha impedito di sentire le ampie e dettagliate spiegazioni fornite dal presidente della Camera sulla vicenda di Montecarlo. Peccato davvero, sarà per un’altra volta.
Danilo Bonelli
Scandicci (Firenze)
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Prendo atto che l’on. Fini ha dichiarato che il Pdl è un esperimento fallito e che non esiste più! Bene allora, essendo stato eletto con i voti di un soggetto politico che non c’è più, lui se ne deve andare. Non c’è pezza.
Paolo Colombo
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Pongo alla vostra conoscenza che è stato aperto su Facebook il gruppo «Gianfranco Fini - Il Re dei 2 Monti (da Montecitorio a Montecarlo)». Dopo un giorno dalla sua apertura questo gruppo ha già oltre 2000 iscritti. Un grande successo!
Antonello Casula
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Fini ha fatto l’occhiolino a tutti, da buon democristiano. Ha solo dovuto dire che con la sinistra non andrà, perché se no a Mirabello lo avrebbero linciato, ma bisogna comunque contrattare anche con essa. Non ha risparmiato i suoi «amorosi sensi» a nessuno: Casini, Rutelli, Confindustria, gli extracomunitari. Praticamente tutto il mondo, tranne Berlusconi e i gay. Ha massacrato stalinianamente i suoi ex colonnelli, rimasti fedeli al Pdl. Alla faccia della «manovra staliniana» che Fini ha denunciato su di sé a opera del Cav. Ha affermato che la riforma della giustizia va fatta con il placet della magistratura, e questo mi sembra gravissimo, perché dimentica l’indipendenza dei due poteri, legislativo e giudiziario, e sarà sicuramente la fonte prima di tutti i futuri distinguo finalizzati alla cottura a fuoco lento di Berlusconi e alla morte della legislatura che abbiamo davanti.
Stefania Milani
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Perché Fini ha a suo tempo «sposato» Berlusconi e deciso di dare vita al Pdl? Forse non si rendeva conto delle caratteristiche dell’alleato? Era così ingenuo? Idealizzava senza rendersi conto con chi aveva a che fare? Forse Berlusconi si è nel frattempo trasformato in tutte le definizioni snocciolate nel discorso di Mirabello? Non raccontiamo balle: era consapevole e la sua decisione è stata dettata da puro e semplice opportunismo.

Cinico e furbo, conquistata la maggioranza dei voti e salito al ruolo di presidente della Camera, Fini ha dato progressivamente corpo alla sua strategia di recupero della propria indipendenza e autonomia costituendo un movimento separatista che, sempre per pratica convenienza, non ha ancora definito partito. Questo è ciò che appare limpido e inequivocabile a quanti abbiano un minimo di capacità di intendere e di vedere.
Luigi Zanini
Venezia

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