Fini con il premier: giusto chiedere trasparenza

da Roma

«Guardate Gerardo D’Ambrosio, ora la sinistra lo vuole candidare per dargli un bel premio di pensionamento...». Silvio Berlusconi tiene il punto e il giorno dopo l’attacco alla «magistratura rossa» non si preoccupa né di smentire né tantomeno di precisare anche una sola parola del suo lungo j’accuse davanti alle telecamere di Porta a Porta. Una linea, quella del premier, chiara fin dalle prime ore della mattina. E confermata prima dall’offensiva del coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi (che parla di un «nuovo e inquietante tentativo di condizionamento di una parte della magistratura nei confronti della sovranità del Parlamento») e poi dallo stesso presidente del Consiglio che durante un lungo collegamento con «Radio 105» tutto fa tranne che prendere le distanze. Nonostante la dura replica di Anm e Csm, insomma, da Berlusconi non arriva neanche una vaga presa di distanze né una qualche interpretazione «correttiva» che possa alleggerire il clima. È chiaro che quella del silenzio è una scelta meditata e niente affatto casuale.
Anzi. Parlando con più di un esponente della Casa delle libertà Berlusconi prende la vicenda D’Ambrosio (l’ex capo della Procura di Milano che potrebbe essere candidato nelle file dell’Unione) come «prova provata» dell’esistenza della «magistratura rossa». E ribadisce, punto dopo punto, il lungo elenco di accuse lanciate dagli studi di Bruno Vespa. «Anche quella della connivenza tra cooperative e camorra - dice ai suoi nelle stanze di Palazzo Grazioli - non è certo una mia invenzione. A Napoli ci sono processi, ci sono le carte che lo dimostrano...». Berlusconi, insomma, ribadisce di essere «determinato a proseguire con l’operazione verità», perché - spiega a chi gli consiglia di abbassare i toni - «io ho la fortuna di avere il coraggio di dire queste cose». E così, pure sulle prese di posizione di Anm e Csm il giudizio del presidente del Consiglio è durissimo: «Fanno finta di non sapere come stanno le cose, ma la contiguità tra una parte della sinistra e una parte della magistratura ormai non è un segreto per nessuno». «E - ribadisce ai suoi - che questo porti a insabbiare inchieste a senso unico non può più essere taciuto».
Una linea che sembra far sua anche il leader di An Gianfranco Fini. «Il premier - dice a Enrico Mentana a Matrix - continua a chiedere che su questa vicenda ci sia assoluta trasparenza e che la magistratura faccia tutto quello che istituzionalmente deve fare». Secondo il vicepremier e ministro degli Esteri, però, «da un punto di vista politico» è «evidente che in alcune zone d’Italia c’è un reticolo di potere». «Quando una cooperativa diventa una holding di tipo finanziario, quando è un gigante economico e gode della solidarietà per ragioni politiche di amministrazioni di un determinato colore, quando hanno la solidarietà politica da parte di alcuni sindacati, in particolare la Cgil, è evidente - aggiunge Fini - che si crea una struttura che può alterare le regole del mercato».

E ancora: «In Emilia e in Toscana, ad esempio, tantissimi piccoli imprenditori non partecipano alle gare d’appalto perché si sa già che vengono vinte, in modo lecito, dalle grandi centrali cooperative. È un tema su cui a sinistra c’è un certo imbarazzo, credo sia interesse di tutti che su queste vicende ci sia trasparenza e una conoscenza reale dei fatti».

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