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«Fini smetta di fare opposizione»

Ministro Ignazio La Russa, Fabio Granata le ha risposto che non è disposto a chiedere scusa e ha ribadito le accuse. Quindi?
«Granata ha detto che ci sono pezzi del governo che frenano il tentativo di far luce sulle stragi di mafia. Fuori i nomi! Voglio i nomi oppure...».
Oppure?
«Oppure si scusi per aver pronunciato una frase senza né capo né coda».
Mi sa che le scuse non arriveranno.
«Peggio per lui. Si vede che è coerente con le proprie posizioni politiche balzane. Guardi che non ce l’ho con Granata sul piano umano, eh. Ce l’ho con lui sul piano politico».
In verità un nome Granata l’ha fatto: Alfredo Mantovano.
«Assurdo. La negazione del programma di protezione è avvenuta nel più completo rispetto della legge. Abbia il coraggio di ripetere frasi da ricovero in ospedale».
Mantovano ha preteso che sulla questione intervenga Fini. Lo farà?
«Questo non posso saperlo io, ma darei a Granata il peso che ha, ossia poco».
In molti hanno chiesto che se ne vada dal Pdl: lo farà?
«Non è questo il punto. Il nodo è uno solo: bisogna smetterla con il Vietnam. A questo punto siamo al redde rationem perché così non si può più andare avanti. Serve chiarezza».
Lo si dice da mesi.
«Sì ma fino a oggi s’è cercato di regolamentare la guerriglia e la guerriglia, per definizione, non ha regole».
Ma lo strumento dei probiviri non è un’arma spuntata?
«Preferisco lo strumento politico della chiarezza una volta per tutte. Anche perché l’ipotesi della sanzione disciplinare farebbe di Granata un martire».
E...
«Per carità. E poi basta parlare solo di Granata...».
D’accordo, ma oggi Granata, domani Bocchino, dopodomani Briguglio: come se ne esce con il logoramento della minoranza?
«Siamo all’ipotesi terminale, al guardarsi in faccia e parlarsi chiaro. Lo facciano Berlusconi e Fini».
Possibile?
«Uno spiraglio c’è ancora, seppur strettissimo».
Sarebbe?
«Io ho lanciato la proposta: se Fini rinunciasse al suo ruolo istituzionale e facesse il ministro o tornasse in qualche modo a occuparsi di politica nel partito, questo cambierebbe le carte in tavola».
Sembra un’ipotesi fantascientifica.
«Forse. Ma magari aiuta a trovare un’intesa tra i due».
Se anche questa strada fosse impercorribile, l’ipotesi del Predellino 2 è in campo o no?
«Non capisco cosa sia il Predellino 2. Il partito c’è e ha gli strumenti per superare le criticità: il parlar chiaro».
Fini le ha mai detto di essere pentito di aver fondato il Pdl e di voler fare gruppi autonomi?
«Certo che me l’ha detto: mezz’ora prima del summit burrascoso con Berlusconi e mezz’ora dopo».
E...
«Gli dissi chiaro e tondo che non l’avrei mai seguito in questa avventura come del resto ha fatto la maggioranza degli ex An. Lì c’è stata la svolta».
Ossia?
«S’è consumata la rottura con Berlusconi. Se non avesse ipotizzato lo strappo, forse non saremmo in questa situazione».
Continuo a non capire come se ne esce.
«Con un chiarimento una volta per tutte all’interno del Pdl. Il paletto è: dissenso sì, ma non opposizione continua alla maggioranza e al governo».
I finiani dicono che è solo dissenso.
«Invece sembra che il loro obiettivo sia la sconfitta del Pdl e del governo. Facciamo chiarezza una volta per tutte su tutti i temi, anche quelli abbandonati».
Tipo?
«Quello della cittadinanza. Giù le carte: discutiamone e poi decidiamo. Una volta deciso, però, ognuno si prenda le proprie responsabilità».
Ma a Fini conviene restare dentro il Pdl e continuare il logoramento.
«Ma guardi che né io né gli altri ex An spingiamo per la rottura, questo vorrei che fosse ben chiaro. Chiediamo solo chiarezza e verificare se lo spazio per un’intesa c’è oppure no».
C’è chi sostiene che Fini aspetti solo la scadenza del legittimo impedimento per dar la spallata al premier per via giudiziaria, opposizione al Lodo Alfano in salsa costituzionale. Vero?
«Queste sono cose che scrivete voi. Ma non mi strapperà una frase che sia una contro Fini».
Sostituire Fini con Casini. Si può fare?
«Non la metterei così, non è un problema di pedine».
Beh, però si cerca di allargare la maggioranza nel caso in cui Fini se ne vada.
«A prescindere da Fini, occorre interrogarsi sull’anomalia del Ppe. In Europa siamo insieme, in Italia un po’ e un po’».
Fuori Fini, dentro Casini: non si cade dalla padella alla brace?
«No, a patto che anche con Casini ci sia chiarezza assoluta sul bipolarismo. Ipotesi di un terzo polo non ce ne sono».


Berlusconi ha aperto ai congressi locali. Addio partito liquido?
«No. Vuol dire organizziamoci meglio sul territorio ma non ricreiamo un partito ottocentesco. Il partito delle tessere, motivo di corruzione, ha fatto il suo tempo».

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