da Roma
Ottimismo, coerenza, realismo. Gianfranco Fini gira lItalia da sud a nord per convincere gli elettori di An che con lentrata del partito nel Pdl nulla si perderà ma ci sarà un valore aggiunto. Ribadisce che ci vogliono candidature «pulite» e assicura che non ha «obiettivi personali»: per la successione a Silvio Berlusconi decideranno gli iscritti.
Mercoledì Fini era a Napoli, ieri in Veneto e la sua prima sosta è in un palazzo dove sventolano tanti tricolore ad Oderzo, in provincia di Treviso. In quel palazzo cè la casa del maresciallo Giovanni Pezzulo, ucciso la settimana scorsa in Afghanistan, e la bandiera più grande lha esposta la figlia Giusy. Fini incontra la vedova e la ragazza che, durante i funerali, ha promesso di entrare nellEsercito per «continuare il lavoro» di papà. Pezzulo non è solo il suo eroe, come ha detto Giusy in lacrime, ma per tutti è «un eroe dei tempi moderni». Il leader di An esprime anche grande ammirazione per la ragazza: «Un esempio per i giovani non solo per lamore che ha mostrato nei confronti del padre, ma per la comprensione delle ragioni del suo sacrificio, per linvito ad esporre la bandiera nazionale».
Poi si parte, destinazione il seminario nella sede di Confindustria a Vicenza. Lì e in successive interviste tv Fini spiega le motivazioni della sua scelta di entrare nel Pdl, con un programma che non sarà «un libro dei sogni, ma una serie di impegni precisi che possono essere onorati»; attacca Romano Prodi, che in due anni «ha messo lItalia in ginocchio», e il suo «volto nuovo», cioè Walter Veltroni-Houdini; replica a Pier Ferdinando Casini: «AllUdc abbiamo chiesto di partire da zero come Fi e An rinunciando al simbolo, ma non ha accettato di discutere».
Fini è ottimista, perché «il popolo della destra» si troverà daccordo con le direttive della classe dirigente. Si dice coerente, perché il programma del Pdl punta sui valori di An: «Dignità nazionale, legalità economia sociale e di mercato, selezione per meriti». Vuol essere realista e invita a votare «chi più probabilmente vincerà le elezioni», per garantire la governabilità.
Le somiglianze con il programma del Pd? «Cè chi presenta la fotocopia delloriginale». La ricetta sulla spesa? Tagli su sanità, previdenza, pubblico impiego e abolizione delle Province. «Ci sono mille spese inutili, che gridano vendetta». Fini insiste sul fatto che i partiti «debbano valutare lopportunità di candidare o meno certi personaggi». Operazione pulizia e trasparenza, ma non certo in base alletà come ha fatto il Pd con Ciriaco De Mita, bensì «per intelligenza e credibilità». E professionalità, impegno, comportamento. Fini è nella sede di Confindustria, ma non risparmia una stilettata su quello che è stato fino a poco fa il presidente dei giovani industriali: «Il Pdl non ha bisogno di specchietti per le allodole, come il Pd che candida Colaninno con loperaio della Thyssen». Quanto al sistema elettorale, dice che tornerebbe non alle preferenze, che possono «inquinare la politica», ma alla logica dei collegi piccoli. Poi definisce «unoperazione spregiudicata» quella di Giuliano Ferrara: «Sono contrario allaborto, ma la legge 194 va fatta rispettare in toto». E auspica laccordo con il Mpa di Raffaele Lombardo.
Fini risponde a tutte le domande e tocca ogni argomento scottante sul tappeto. Televisione: la sortita di Antonio Di Pietro «non è stata considerata degna da nessuno, nemmeno dal Pd» e lassetto radiotelevisivo è già regolato dalla legge Gasparri: «Nessuno pensi di tornare indietro».
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