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"Fini traditore, ordini la kippah". È bufera, Ciarrapico resta isolato

Condanna bipartisan per il senatore Pdl. Berlusconi: "Sono israeliano anch’io". Lui dopo la bagarre corregge: "Frainteso e strumentalizzato"

"Fini traditore, ordini la kippah". È bufera, Ciarrapico resta isolato

Roma «Chi ha tradito una volta tradisce sempre». Non ha usato mezzi termini il senatore del Pdl Giuseppe Ciarrapico nel suo intervento a Palazzo Madama riferendosi chiaramente a Gianfranco Fini. Ma poi si è lasciato prendere la mano dalla foga oratoria e gli è sfuggita una frase destinata a scatenare un putiferio: «I finiani hanno già ordinato le kippah? Perché di questo si tratta». Il riferimento al copricapo tradizionale degli ebrei è giunto al termine di un ragionamento sull’attuale situazione: «Vedremo cosa succederà alle elezioni, perché tanto si andrà a votare. E i finiani torneranno nell’ombra». Le parole di Ciarrapico sulle kippah hanno creato serio imbarazzo nelle fila del Pdl, ottenendo l’effetto immediato di risvegliare una sinistra che, se appariva rassegnata sulla fiducia al governo, si è aggrappata disperatamente all’unico appiglio possibile per lanciare accuse di razzismo e antisemitismo. Lo stesso Ciarrapico, vista l’ondata di proteste, ha corretto il tiro: «Le mie parole sono state fraintese o addirittura strumentalizzate, non vi era alcuna intenzione antisemita». E ha annunciato che le Edizioni Ciarrapico distribuiranno in omaggio da oggi tutti i titoli delle opere pubblicate a favore della storia di Israele e della causa ebraica.
Ma la frittata ormai era fatta ed è stato lo stesso presidente del Consiglio Berlusconi a intervenire sulla vicenda: «Per evitare che una frase sfuggita di bocca a un nostro senatore possa ingenerare equivoci, voglio dire che sono sempre stato amico di Israele, anch’io mi sento israeliano». «In tutta la mia vita - ha aggiunto il premier - sono sempre stato amico di Israele. Da ragazzo ho avuto amici ebrei che mi hanno raccontato la sofferenza delle loro famiglie, ho abitato a Milano vicino a una scuola israelita. La visita al campo di Auschwitz mi ha offerto un sentimento di solidarietà incancellabile. Da allora mi sento anche io israeliano». Berlusconi ha ricordato anche che ha lavorato e continua a lavorare per mediare tra israeliani e palestinesi e avviare il processo di pace in Medio Oriente.
Nel frattempo diversi esponenti del centrodestra e del governo avevano espresso critiche sull’intervento di Ciarrapico invitando il senatore del Pdl a correggere le sue affermazioni, definite «inaccettabili» dal ministro degli Esteri Franco Frattini: «Il fatto che Fini abbia compiuto gesti importanti di riconciliazione verso lo Stato di Israele - ha aggiunto Frattini - non deve essere una cosa per cui lo si può biasimare e insultare». «L’ho trovato incomprensibile e offensivo - ha detto il ministro della Difesa Ignazio La Russa - anche se penso che volesse attaccare più i finiani che gli ebrei, sono frasi da condannare. Spero che rettifichi, precisi e chieda scusa». Sulla stessa linea il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, che ha trovato «totalmente inaccettabili» le parole di Ciarrapico. Pure il capogruppo dei senatori Pdl Maurizio Gasparri si è detto sorpreso: «Ha fatto un riferimento spiacevole, anch’io l’ho considerato spiacevole». Per il suo vice Gaetano Quagliariello «la nostra storia di amicizia con Israele e il popolo ebraico parla per noi e non abbiamo alcuna difficoltà a dire che le parole dette in quest’aula non fanno onore al Parlamento». «Voglio esprimere tutta la mia disapprovazione per le dichiarazioni del senatore Ciarrapico» ha detto Fiamma Nirenstein (Pdl), vicepresidente della commissione Esteri della Camera, che ha spiegato: «Tutti noi dobbiamo opporci a qualsiasi forma di antisemitismo, e oggi in particolare, dal momento che questo fenomeno è in ascesa esponenziale nel mondo, e in primis in Europa. È intollerabile che nel nostro Parlamento si possa presentare un atteggiamento di questo genere. Tutti condanniamo le affermazioni di Ciarrapico.

La guerra contro l’antisemitismo è una questione di civiltà».

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