Roma - «Il ministro della Salute, Livia Turco, non può giocare con la salute e la vita dei nostri figli: drogarsi non è un diritto e questo principio non va messo il discussione». Il presidente di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini non ha dubbi: l’obiettivo del governo di centrosinistra è la liberalizzazione del consumo di sostanze stupefacenti, una scelta che l’opposizione giudica rovinosa dal punto di vista sociale soprattutto per i più giovani.
«La Turco prima ha raddoppiato per decreto la dose consentita di cannabis per rendere più facile il consumo. Il passo successivo che vuole compiere è la liberalizzazione. Ma attenzione - avverte Fini - noi aspettiamo al varco il ministro in Parlamento e fuori». Fini promette di alzare le barricate in difesa della legge attualmente in vigore, firmata da lui stesso e da Carlo Giovanardi. Insieme ieri hanno spiegato quali saranno le mosse del centrodestra, dopo che il Tribunale amministrativo del Lazio ha annullato il provvedimento con il quale la Turco aveva raddoppiato il quantitativo di cannabis oltre il quale scatta la soglia di punibilità.
Nonostante la bocciatura dei giudici amministrativi il ministro della Salute non demorde e sostiene che a questo punto va considerata nulla anche la precedente tabella, quella messa a punto dal governo Berlusconi (che prevede come dose massima 500 milligrammi di principio attivo) e tocca al giudice valutare caso per caso. La sentenza del Tar, sostiene la Turco, «accolta come una vittoria schiacciante contro l’attuale governo, si è dimostrata in realtà letale per la legge Fini-Giovanardi». Entrambi, sempre secondo la Turco, sarebbero «in ansia e in affanno» per la bocciatura del Tar che per la verità però riguarda il decreto emanato dalla stessa Turco e dunque non si capisce perché dovrebbe preoccupare l’opposizione.
«Il decreto emanato dal nostro governo resta in vigore insieme alla legge - dice infatti Fini -. Se il ministro vuole cambiarla venga in Parlamento a discuterne. Tutte le leggi sono perfettibili ma un principio è inderogabile: drogarsi non è un diritto».
Dunque, insiste Fini, resta in vigore la tabella precedente anche perché supportata dal parere di una commissione tecnico-scientifica e non da una semplice «decisione politica» come quella presa dalla Turco. La spiegazione per il leader di An è una sola. «La Turco ha capito che non può cambiare per via amministrativa il decreto quindi ora punta a cancellare la legge: deve pagare la solita cambiale ideologica alla sinistra radicale che vuole la depenalizzazione di tutte le droghe - accusa Fini -. Ma per cambiare la legge deve venire in Parlamento e noi siamo qui pronti a dare battaglia».
A fianco della Turco il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero che accusa Fini e Giovanardi di mentire perché, spiega «nessuno nel governo ha infatti mai detto di voler liberalizzare la droga».
Persino i radicali, da sempre antiproibizionisti osservano: «La sentenza del Tar è un brutto colpo per la Turco e Ferrero che hanno ancora le idee molto confuse».
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