Il documento politico che Berlusconi leggerà domani alla Camera sta prendendo forma in queste ore. Italo Bocchino ha chiesto, o meglio preteso, di vederlo, discuterlo e semmai modificarlo prima che sia sottoposto al voto dell'aula. Con che faccia chi ha sputato nel piatto nel quale per anni si è saziato di ogni bene ora chieda di risedersi a tavola, non lo si capisce. Misteri della politica. Per Fini e Bocchino il Pdl è morto, lo hanno detto chiaramente. Pretendere di parlare con un morto è quantomeno bizzarro. I due, insieme agli amici Granata, Briguglio e Perina, dovranno ascoltare le parole del premier esattamente come faranno i loro amici Bersani e Di Pietro, cioè l'opposizione con la quale dicono di avere molti punti di contatto. Se vorranno voteranno con la maggioranza, altrimenti amen.
In realtà domani le conte saranno due. La prima sul documento della maggioranza, la seconda dentro il gruppo del nascente partito di Fini. Nel quale non tira una bella aria. Anzi, arrivati al dunque, non sono pochi gli scissionisti più che scettici a portare lo scontro fino alle estreme conseguenze. Con Fini azzoppato e, dicono, stordito dalla questione Montecarlo, Bocchino sta facendo il padrone di casa senza essere stato mai investito di tale autorità dai coinquilini. Proprio quest'ultimi appaiono come il vero ago della bilancia. Forse solo un loro ripensamento potrà infatti evitare le elezioni anticipate, non tanto per una questione di numeri ma di sostanza politica e di clima generale.
Nelle ultime ore sono però in pochi a scommettere su questa possibilità.
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