Chi conosce bene il Cavaliere lo racconta come «un silenzio che non promette niente di buono». Ormai da giorni, infatti, Silvio Berlusconi si guarda bene dall'entrare pubblicamente nel dibattito sulla riforma elettorale e lascia che siano i suoi a dare la linea. Non tanto perché il tema non ha abbia un particolare appeal sull'elettorato, quanto perché ormai da un po' il timore è che Matteo Renzi stia giocando su due tavoli e che alla fine non riuscirà a tenere fede all'accordo siglato con il leader di Forza Italia. Una preoccupazione che è andata trovando conferme nel fine settimana e ancor più ieri, quando pare che il lungo faccia a faccia pomeridiano tra Renzi e Denis Verdini non sia finito per niente bene. Di qui il fastidio di un Berlusconi che inizia a dubitare della buona fede del segretario Pd nonostante il credito che gli aveva inizialmente dato. Dopo lo scivolone sulla Tasi e una squadra di viceministri e sottosegretari degna del miglior Cencelli, un passo indietro sulle riforme da parte del presidente del Consiglio potrebbe essere per il Cavaliere una sorta di pietra tombale sul governo Renzi. Di certo la fine della luna di miele con il sindaco di Firenze verso il quale Berlusconi non ha mai lesinato elogi. Al punto che, secondo alcuni, l'ex premier starebbe anche meditando di rendere pubblico l'accordo sottoscritto con il segretario del Pd dopo l'incontro al Nazareno, un vero e proprio protocollo con tanto di scadenze temporali. Un modo per certificare il «tradimento» di Renzi, succube - secondo quanto dicono a San Lorenzo in Lucina - dei «ricatti» di Angelino Alfano. D'altra parte, è stato proprio il segretario del Pd a dire ieri a Verdini di voler «fare dei passi verso la minoranza Pd e verso il Ncd».
Il Cavaliere, però, sta ancora ragionando sul da farsi e al momento non esclude nessuna soluzione, neanche quella di sedersi di nuovo a un tavolo per «ridiscutere nuovamente l'intesa» come avrebbe chiesto a Verdini un Renzi che ora deve fare i conti con gli impegni presi con Alfano. Per il momento, però, il leader di Forza Italia si limita a confermare la sua disponibilità a mantenere gli impegni presi e rimanda la palla a Renzi. Anche se, fa presente Giovanni Toti, «il governo sta esaurendo il suo credito». «Se il cammino delle riforme, avviato solo qualche settimana fa con un importante accordo politico, dovesse arenarsi nei primi giorni di vita del governo - aggiunge il consigliere politico di Berlusconi - non saremmo affatto soddisfatti». «Forza Italia - gli fa eco Deborah Bergamini - ha una posizione sola, ed è quella che abbiamo assunto dall'inizio: c'è un patto e noi lo rispettiamo». Insomma, spiega il responsabile comunicazione del partito, «la palla sta a Renzi» che «ha due strade». «O il pieno rispetto degli accordi oppure - conclude Bergamini - un gioco al ribasso su più tavoli, una specie di politica double-face dal respiro corto». Al netto degli affondi che arrivano da Forza Italia, però, la sensazione è che l'Italicum sia destinato ad essere archiviato e che Renzi non sia in condizione di rispettare l'impegno sottoscritto con il Berlusconi visto che, ironizza un big di Forza Italia, «ad Alfano gli ha venduto il Colosseo».
Cosa davvero ne pensi il Cavaliere - atteso domani sera a Roma - forse lo si saprà giovedì, quando l'ex premier parteciperà alla presentazioni del libro di Zef Pllumi Il sangue di Abele. Sarebbe quella, al netto delle incursioni telefoniche alle varie inaugurazioni del Club, la sua prima apparizione pubblica da settimane.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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