da Palermo
Era nato allinsegna delle polemiche. Ed è finito peggio, con scontri fisici, feriti da entrambe le parti, auto danneggiate e conseguenti identificazioni. Il motivo? Un incontro organizzato dal Collettivo universitario autonomo della facoltà di Lettere dellUniversità di Palermo con lex leader di Autonomia Operaia, Oreste Scalzone, nellambito del ciclo di seminari «Il filo rosso della rivolta». A farne le spese, il deputato regionale di Alleanza nazionale Salvino Caputo, «respinto» fisicamente mentre tentava di entrare in facoltà, accompagnato da un consigliere comunale dello stesso partito, Raoul Russo, per assistere al dibattito; e un ragazzo, Massimiliano Lombardo, consigliere dellUnione degli studenti palermitani, ferito mentre tentava di dividere i contendenti. Danneggiate pure alcune macchine parcheggiate.
Cominciato male e finito peggio, si diceva. Già, perché nei giorni scorsi lannunciata visita di Scalzone era stata costellata da una serie di polemiche. Il preside della facoltà di Lettere dellateneo palermitano, Giovanni Ruffino, aveva infatti vietato lincontro. O meglio, aveva rimarcato che tutte le aule erano occupate, che non cerano spazi disponibili, che le lezioni non potevano essere interrotte, e che quindi Scalzone poteva sì entrare in facoltà, ma senza entrare nelle aule. Aspro scambio di battute a distanza, polemiche, e poi la decisione del Collettivo di svolgere comunque la manifestazione. In uno spazio comune lampio atrio della facoltà con poche decine di sedie pronte ad accogliere il pubblico, circa 200 persone. La tempesta era nellaria. Prove di savoir fair con lo scambio di saluti e punzecchiature tra il preside e lospite (immortalato da Le Iene). Quindi via ai lavori. La «bomba» è esplosa intorno alle 17, quando allingresso della facoltà si sono presentati i due esponenti di An. Un gruppo di otto ragazzi li ha bloccati ai piedi delle scale. «Vogliamo assistere al dibattito», ha protestato lonorevole Caputo. Ma la «muraglia» umana alle spalle del primo sbarramento si è ingrossata. Parole grosse, spintoni. Quindi il patatrac, quando un giovane arrivato in motorino, il volto semicoperto dal cappuccio di una felpa, ha tirato fuori una catena e a cominciato a colpire allimpazzata. È stato linferno. Sono volati calci, pugni, pietre una ha anche colpito alle spalle un fotoreporter, Michele Naccari bottiglie. Davanti alla facoltà è arrivato anche un drappello di giovani di destra, i volti coperti da caschi, in mano uno striscione con su scritto «Fuori i terroristi dalluniversità». La Digos era già presente, ma cè voluto circa un quarto dora perché a Lettere arrivassero gli agenti di polizia in forze. Quando sono scoppiati gli scontri, lo stesso Scalzone è intervenuto. A difesa dei ragazzi del Collettivo: «Lodo i compagni che hanno impedito laccesso alla facoltà. Hanno fatto bene a reagire alla provocazione, anche se adesso è necessario continuare il lavoro che abbiamo iniziato». E infatti, tafferugli a parte, il seminario è continuato.
A farne le spese, come si diceva, lonorevole Caputo e uno studente, Massimiliano Lombardo. Il parlamentare regionale si è fatto refertare nellinfermeria di Palazzo dei Normanni (il Parlamento siciliano, ndr). Il medico ha riscontrato una contusione alla nuca e alla spalla sinistra, causate da un colpo di bottiglia.
Dopo gli scontri fisici la polemica, ovviamente, si è spostata sul piano politico. Il coordinatore regionale di An, Pippo Scalia, tuona contro luniversità, e sollecita le dimissioni del rettore.
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