Finito l’incubo della banda delle porte blindate

Finito l’incubo della banda delle porte blindate

(...) Insieme al trentacinquenne «lavorava» anche il fratello minore di otto anni, Mikael Meta, anch’egli latitante pluripregiudicato: era ricercato dopo un ordine di custodia cautelare per rapina emesso dalla procura di Genova. In manette è finito anche un terzo albanese Etmond Lici, 25 anni, trovato all’interno di un appartamento di marassi dove gli agenti della Mobile hanno fatto irruzione, trovando anche 5 chili e tre etti di cocaina purissima e alcuni oggetti rubati.
Non è stato facile prenderli, anche se la polizia era da tempo sulle loro tracce: i tre potevano contare su documenti falsi perfettamente contraffatti, patenti e permessi di soggiorno con i quali giravano indisturbati l’Europa fingendosi di nazionalità romena. Quando erano in Francia o in Olanda, invece, si dicharavano italiani esibendo patenti e carte d’identità italiane e un permesso di soggiorno rilasciato dalla questura di Pordenone a un albanese senza precedenti penali.
Invece loro, di precedenti, ne avevano collezionati parecchi. Tanto che anche in Albania, Arjanit Meta era noto per essere un elemento di spicco della malavita, famoso per la sua violenza e per essere stato alcuni anni fa al centro di una faida che aveva portato all’uccisione di diversi suoi parenti. A suo carico sono emerse anche due ordinanze di custodia cautelare del gip di Milano sempre per sfruttamento della prostituzione e sequestro di persona.

La squadra Mobile ha faticato per identificarli e alla fine ciò è stato possibile attraverso le impronte digitali lasciate sull’auto che usavano per spostarsi. Adesso le indagini proseguono per chiarire il numero esatto di colpi messi a segno dalla banda. Per i due Meta, una volta scontata la pena detentiva, verrà chiesto l’ordine di allontanamento dal territorio italiano.

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