Periodicamente nell'Ulivo c'è un incontro ai vertici: Massimo D'Alema, Presidente dei Ds, Francesco Rutelli, leader della Margherita e infine Romano Prodi, il candidato premier. Costui, vittorioso alle primarie, si lamenta del fatto che non ci si muova verso l'agognato partito democratico, che segnerebbe la fine degli attuali partiti. L'obiettivo di Prodi è sostenuto da autorevoli collaboratori del Corriere della Sera, ma, come ho dimostrato con articoli sul Giornale, è un obiettivo meramente utopico o soltanto propagandistico.
Lasciando queste beghe, vorrei soffermarmi sull'immagine che Prodi e i Ds danno o vogliono dare agli elettori. Pochi - almeno credo - commentatori politici hanno letto il libro di Flavia e Romano Prodi dal titolo significativo Insieme. Non è un libro di memorie, è un manifesto politico: insieme conducono la campagna elettorale, mentre le altre mogli vivono in disparte. C'è un'idea di politica: famiglia piccola nella famiglia grande. È la storia di Flavia e Romano Prodi: nulla da eccepire sui fatti che non possono essere smentiti, ma moltissimo sul modo di raccontarli. Si tratta di una agiografia, che generalmente per i santi è scritta da altri: è la vita di un predestinato, di un unto dal Signore, che già da giovane dopo lesame di istituzioni di diritto privato vede la possibilità nel futuro di ottenere la Presidenza del Consiglio (p. 42). Per difendere quest'immagine di immacolata purezza, Prodi nell'affare Unipol non ha difeso subito D'Alema e Fassino, il che è grave per un'alleanza. Romano Prodi, del resto, è maestro in reticenze e soprattutto in silenzi come nell'inchiesta parlamentare nell'affare Telekom Serbia. Del resto l'immagine che Prodi vuol dare di sé è quella dell'uomo tranquillo, non nervoso, che vuole spiegare ed educare. Ma questo «santino» si brucerà nella campagna elettorale.
Diverso, se non opposto, è l'atteggiamento della sinistra, che con D'Alema e Fassino ha reagito con durezza e in modo anche isterico alle richieste di chiarimenti sulla vicenda Unipol, che per tutti resta ancora un mistero. In disparte se ne sono rimasti Rutelli e la Margherita.
Di fronte a tutto ciò une lettore di sinistra potrebbe fare ai suoi dirigenti due diversi rilievi. Esso si è infatti ormai stufato di un'alleanza come quella dell'Unione e dell'Ulivo, che perde il suo tempo non a pensare come sconfiggere l'avversario, ma in litigi interni. A ciò si aggiunga che un elettore medio potrebbe essere infastidito dai rapporti familiari emersi tra i suoi dirigenti e persone che hanno stipendi da nababbi, come quelli dei massimi vertici dell'Unipol. Ma stipendi altissimi hanno anche i dirigenti di imprese, i giocatori di calcio, i fortunati collaboratori alla televisione. A stipendi altissimi ormai ci siamo abituati e nessuno si scandalizza anche se si denuncia, come fanno i Ds, che il Paese è in miseria.
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