Lui, tanto per calmare gli animi esacerbati dei dipendenti Fincantieri, ha messo in chiaro subito come la pensa e spera: «Siamo già dentro a un autunno di forti tensioni sociali». Lui, il segretario generale della Fiom, il «duro» Maurizio Landini, quello che il braccio di ferro con i padroni è un dovere, ma soprattutto un piacere, era in testa al corteo che ha percorso, ieri mattina, le strade di Sestri Ponente per lennesima manifestazione dei lavoratori della cantieristica contro il ridimensionamento dellattività produttiva e per la difesa delloccupazione. Alliniziativa hanno aderito i commercianti che fanno parte di quellindotto-Fincantieri tanto più necessario e sufficiente oggi, in piena crisi dei consumi, per garantire un po di ossigeno al comparto. Fin dal primo mattino, piazza Baracca si riempie di giovani, anziani, bambini, operai. Le saracinesche dei negozi vengono abbassate, e su ognuna spuntano i cartelli «Non chiudete Sestri Ponente». La solidarietà ai lavoratori dello stabilimento è espressa in concreto anche dalla presenza di rappresentanze di dipendenti delle aziende Selex, Esaote e Elsag. «Chiediamo lavoro - ribadisce fra i primi dal palco Giulio Troccoli, delegato Fiom -. Se dopo il 9 o l11 novembre non avremo risposte serie, torneremo in piazza con lotte dure. Cè bisogno di lavoro per tutti e anche un po per Sestri». Lo affiancano gli esponenti di Ascom Confcommercio: «Non si è sviluppato un progetto di riqualificazione del ponente - proclama Agostino Gazzo -. Crediamo ci sia bisogno di tutti per costruire un modello di sviluppo partecipato per il nostro territorio».
Ma è Landini che occupa la scena e fa sentire chiara e forte lormai immancabile «indignazione». Da quel tribuno che taspetti: «Quello che dice e fa Fincantieri non va bene - attacca -. Serve un piano industriale serio e un intervento del governo perché si devono tenere aperti tutti i cantieri». A fare cosa, con quali commesse (e in base a quale principio elementare di economia industriale) non lo spiega, anche se il vertice europeo appena concluso potrebbe suggerirgli ben altre considerazioni. Tantè, lui è lanciatissimo, proprio contro la lettera del governo che ha ottenuto lapprovazione dellUnione europea: «Quella lettera è una follia: non serve licenziare, ma creare nuovi posti di lavoro». Ma subito dopo pare aprire uno spiraglio: «Bisogna riconvertire e diversificare la produzione per puntare sulla qualità dei prodotti anche in una prospettiva europea». Non è ancora labiura del principio «o navi da crociera, o niente, e se fosse niente teniamo aperto lo stesso e paghiamo anche chi non lavora», ma potrebbe essere il primo passo per un ripensamento. Guai però a illudersi: questo genere di sindacalisti ha abituato a tutto e al contrario di tutto, con acrobazie dialettiche che smentiscono le conferme e, con altrettanta disinvoltura, subito dopo confermano le smentite. Difatti Landini dà altri colpi al cerchio e alla botte: per Fincantieri «serve un intervento del Governo che si è impegnato a convocare un tavolo».
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