La Fiom non ascolta neppure il Tribunale Scontro finale con Fiat

Inutili i tentativi di mediazione del giudice, la Fiom prosegue la guerra contro Fiat sulla newco di Pomigliano, uno dei cardini del progetto «Fabbrica Italia» a cui l’amministratore delegato Sergio Marchionne ha vincolato miliardi di investimenti. Lo scontro in tribunale, iniziato ieri con la prima udienza a Torino, proseguirà il 16 luglio con la probabile sentenza. Dopo oltre 5 ore, il primo round si è comunque concluso senza vincitori, così come sono cadute nel vuoto le proposte di conciliazione del giudice Vincenzo Ciocchetti: prima Fiat ha respinto le condizioni della Fiom, poi la sigla guidata da Maurizio Landini ha rifiutato di firmare l’accordo per il rilancio dello stabilimento campano, peraltro già accettato da un referendum tra gli operai, malgrado la garanzia di poter procedere a successive iniziative legali laddove necessario.
Dalla sentenza e dalla gradazione delle eventuali «correzioni» all’accordo che il tribunale imporrà al Lingotto, dipende il futuro di Fabbrica Italia che oltre a Pomigliano, dove Fiat ha investito 700 milioni, coinvolge già Mirafiori (1 miliardo) e la ex Bertone (500 milioni). Se non sarà possibile produrre in Italia a condizioni sostenibili, Marchionne lo farà altrove, come è accaduto con la scelta di fabbricare in Serbia l’erede della Musa. Il nodo dello scacchiere produttivo non potrà che essere al centro dell’attenzione dell’incontro delle confederazioni europee dei sindacati Fiat-Chrysler in agenda domani a Torino con presente Bob King, il leader dell’americana Uaw che ha accettato pesanti condizioni pur di salvare la casa di Detroit.
Quanto al processo, ieri in aula erano presenti tutti, da una parte Fiat con una schiera di avvocati, dall’altra la Fiom, poi tutte le altre sigle sindacali che difendono l’accordo: Landini ha anche chiesto un supplemento di istruttoria sui nuovi macchinari di Pomigliano. Il 16 luglio si dovrebbero invece affrontare i supposti profili «antisindacali» dell’accordo per lo stabilimento napoletano. Fiat sembra comunque aver ottenuto un punto a suo favore, visto che ieri il magistrato ha rimarcato a Landini, che «la contrattazione aziendale non è di per sè illegittima: ci sono due importanti contratti aziendali di primo livello, quelli delle Poste e delle Ferrovie, e nessuno si è mai scandalizzato o ha posto questioni. Altra cosa sarebbe un proliferare di contratti aziendali in imprese di 20-30 dipendenti». Il giudice si è però riservato di decidere sulla richiesta del Lingotto di spostare il processo a Nola per «competenza territoriale».

Soddisfatta la Fiom, convinta che la newco serva a Fiat solo per «rompere con la contrattazione collettiva nazionale metalmeccanica». Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha invece definito «una tristezza» che si utilizzi come strada principale quella giudiziaria.

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