La Fiom riempie le piazze ma non svuota le fabbriche

RomaTanti in piazza, ma tanti anche dentro le fabbriche a lavorare. Sull’adesione allo sciopero della Fiom-Cgil che si è tenuto ieri si è scatenata la solita guerra di cifre. Mentre i metalmeccanici rivendicavano un’adesione del 70 per cento e la riuscita delle cinque manifestazioni cittadine, da Federmeccanica arrivava un bilancio dell’adesione nei luoghi di lavoro molto distante dalle valutazioni della Cgil. «È pari a circa il 13 per cento la partecipazione dei lavoratori allo sciopero indetto dalla Fiom sul rinnovo del contratto nazionale e per il blocco dei licenziamenti». Un dato che, commentava il presidente di Federmeccanica Pier Luigi Ceccardi, «si commenta da solo. Lo sciopero non aiuta a risolvere la grave crisi che colpisce il settore, così come non modifica il percorso della trattativa in corso che auspichiamo conduca in tempi ragionevoli al rinnovo del contratto nazionale dando così qualche certezza e un po’ di serenità in più alle aziende e ai lavoratori».
Parlavano chiaramente di «sciopero fallito», le altre federazioni dei lavoratori meccanici. «Nella stragrande maggioranza delle aziende metalmeccaniche non si è scioperato e in quelle dove si è scioperato le adesioni sono state bassissime. Le piazze erano piene di molti studenti e di pochi lavoratori», spiegava il leader della Fim Cisl Beppe Farina.
Una risposta, quella delle tute blu cisline, al messaggio forte che è uscito dalle manifestazioni Fiom: gli industriali non facciano un contratto senza la Cgil. Provocatorio il segretario generale delle tute blu di sinistra Gianni Rinaldini: «Siamo contrari a un accordo separato firmato solo da sigle minori». Esplicito il segretario nazionale Fausto Durante: «Il messaggio che mandiamo a Fim e Uilm è: fermatevi, perché se continuate così fate un disastro, dal punto vista contrattuale, sociale e delle regole democratiche».
Scontato il no delle altre due federazioni, che hanno presentato una piattaforma comune di rivendicazioni, basata sulle nuove regole contrattuali. E che ormai contano di chiudere la partita in pochi giorni. «Il negoziato sta andando avanti e siamo a buon punto. Secondo me si chiude entro ottobre», ha azzardato il segretario generale della Uilm Antonino Regazzi.
Anche il segretario generale della Cgil ha tentato di scongiurare il ritorno di una stagione di firme separate. La Fiom non ha firmato i contratti dal 2001 al 2003, poi aveva siglato insieme a Fim e Uilm nel 2005 e 2007. La mancata firma di questo rinnovo sancirà l’inizio di un nuovo periodo difficile per la confederazione di corso d’Italia. Guglielmo Epifani è stato comunque costretto a difendere le scelte del sindacato di Rinaldini: «È stata una giornata importante con tanti lavoratori in piazza a difesa dell’occupazione e per ribadire con forza che il rinnovo del contratto non si deve fare escludendo la Fiom».
Il problema di fondo è quello della rappresentanza.

La Fiom resta il primo sindacato delle tute blu, ma ormai ha perso il primato della maggioranza assoluta. Alla fine le sigle che firmeranno il contratto (oltre alle federazioni di Cisl e Uil, ci sono le tute blu dell’Ugl e la Fismic) «hanno la maggioranza tra i lavoratori iscritti al sindacato», spiega Farina.

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