Cettina Conforte, professoressa di storia e filosofia presso il liceo scientifico Megara di Augusta, non aveva capito niente: «Mi sono stupita che abbia avuto tanto successo. Con me, in quarta D, stava seduto al primo banco, era quieto, timoroso. Del resto le aveva passate tutte le sezioni, dalla A in poi, una testa matta. Passava il tempo a guardarsi allo specchio e a pettinarsi la frangetta. Poi se la svignava a giocare a flipper, nel bar vicino alla scuola e suo padre lo cercava, disperato, unn’è? Unn’è? Un’altra volta strillava che c’era il terremoto e tutti scappavano dall’aula. Poi decisi di assegnare un compito individuale di storia. Sparì, dopo solo due mesi di scuola, lasciò gli studi. E adesso, eccolo lì».
Eccolo lì, con dieci milioni 600mila telespettatori, un bel trentasette abbondanti di share, debutto con ricchi premi e cotillons. Rosario Tindaro Fiorello, un Fenomeno verace. Non predica, non celentaneggia, non caciara e/o graffia i cuori alla Bonolis, non si è funarizzato, non punta al posto di Pippobaudo. Per questo, in stile siculo pirandelliano, è uno, nessuno, centomila. Si è inventato questo minispazio tra un tiggì e il solito quizzone nazionalpopolare, si è portato appresso il bagaglio di effetti e affetti personali, Baldini innanzitutto, ma ogni volta riesce a tirare fuori il coniglio dal cilindro, senza ingannare, anzi se il trucco c’è si vede. Fiorello conosce e riconosce i propri limiti di cultura: «Tutti abbiamo letto a scuola Dante... avete letto» si è corretto con una semplicità assolutamente anormale nel circo di tronisti e opinionisti a gettone, possiede un archivio di conoscenze e rapporti internazionali che nemmeno Minà si sarebbe sognato, non frequenta la politica ma viene frequentato dai politici e dai politicanti, non si schiera ma ha idee sostanziose, dunque per questo il popolo girotondino e i doppiopetto non riescono ad acciuffarlo.
Padre Antonino Giardina oggi di anni ottantaquattro, ricoverato in clinica ma con la voce scoppiettante, era il professore di religione al liceo di Augusta: «Non potevo incominciare la lezione se lui prima non avesse fatto ridere la classe, soltanto allora io avevo il diritto di spiegare, di aprire il libro. Era un matto ma credente, rispettava il precetto pasquale. Da due anni non lo sento, gli ho mandato un messaggio attraverso sua madre, non mi ha risposto. Se lo incontra glielo dica, piffavore». Non c’è più zu’ Minico, Domenico Treignali, il bidello detto zio, se ne è andato via per sempre portando con sé i ricordi delle monellate di Rosario: «Ne facevano, assieme, ogni giorno, era vivace, simpatico ma imprevedibile, lui e il bidello una coppia di pazzi», il ricordo di Rosa Maria Ferreri professoressa di inglese al tempo delle mele. Tutto questo per capire da dove viene ma non certo dove andrà a parare il Fenomeno.
Fiore non è un pesciolino rosso anche se sta nella vasca dei pirañas, gli va bene dopo aver pagato dazio per vizi e stravizi, ha la dote magica di far risaltare qualunque figura, piccola, media ma anche grandiosa, illustre, gli stia di fianco, da Baldini a Baudo, a Bongiorno. Lo invidiano molti sodali suoi, gelosi del successo, della critica favorevole (qualche sedicente intellettuale comunque cerca sempre di farsi riconoscere), dell’estrema facilità di arrivare al centro dell’attenzione.
Dimenticando che la stessa cosa accadeva nei villaggi turistici, nelle piazze con il karaoke, in radio, in televisione. E nelle aule e nei corridoi del liceo Andrea Saluta, in Augusta, provincia di Siracusa. Quasi undici milioni fa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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