La Fiorentina tradita da Vieri Non resta che la Champions

da Firenze
La delusione è cocente. Il muro di gomma scozzese che ingoia la Fiorentina per 120 minuti, lasciandosi ripetutamente colpire per poi rispedire i viola undici metri più in là è l'immagine che rimane della serata di giovedì. Anche la Fiorentina resta vittima di quel «divieto d’Europa» che quest’anno condanna inesorabilmente il calcio italiano. La lotteria dei rigori giunge al termine di due partite che i viola in poche parole dominano ma che non riescono a portare a casa. La sterilità offensiva dimostrata contro gli scozzesi è il leit motiv dei commenti delle recriminazioni del giorno dopo, la soddisfazione di essere comunque arrivati a un passo da un traguardo che poteva definirsi storico lascia il posto all'amarezza. La critica in questi casi è diretta, chi aveva il compito di finalizzare l'enorme sforzo della squadra è sul banco degli imputati. E bastano le cifre a semplificare le analisi. Se il Mutu goleador di quest'anno viene assolto con formula piena, lo zero nello score di Pazzini nelle dodici presenze europee è di per sé una causa. Ma verso il centravanti di Montecatini da queste parti c’è ancora gente disposta ad accordare una certa fiducia. Fiducia che Vieri con quel maledetto rigore spedito sopra la traversa che ha in pratica deciso la contesa sembra essersi giocata. Peraltro lo smacco è doppio: Bobo nel calciare si procura una lesione al retto femorale che mette fine alla sua stagione. Il bomber che aveva deciso di ritrovare una seconda giovinezza respirando l'aria di casa chiude l'annata in fase calante. Nel match contro il catenaccio scozzese la forza d'urto dell'ex interista doveva risultare risolutiva e invece l'occasione goffamente sprecata ad un passo dalla linea di porta pochi minuti dopo il suo ingresso nella ripresa era il presagio che nemmeno l'esperienza di uno come lui avrebbe sbloccato il risultato. Col senno di poi prendeva corpo la tesi che l’unico grimaldello possibile sarebbe stato quello di addizionare gli attaccanti in quel forcing progressivo, rischiando quel jolly che rispondeva alla contemporanea presenza di Pazzini, Vieri e Mutu, tutti insieme.
Ma per i toscani non è questo il momento dei processi, se mai ce ne saranno, c’è ancora l'Europa nel mirino. La squadra fa quadrato, perché sa che quel benedetto quarto posto è ancora alla sua portata. Certo, aver dimezzato domenica scorsa a tempo scaduto i quattro punti di vantaggio è stato un altro colpo difficile da digerire. Sapere che alle spalle c’è un Milan che ha lanciato la volata una volta recuperati tutti i suoi campioni, ritrovando un finalizzatore come Inzaghi che giovedì ai viola sarebbe servito come l'ossigeno, non lascia dormire sonni tranquilli ai ragazzi di Prandelli. I risvolti della bruciante eliminazione passano a questo punto dalla tenuta fisica, uno sforzo prolungato fra coppa e campionato ha portato i viola a disputare più partite di chiunque altro e la sfida di domani a Cagliari sarà la numero 53 di questa stagione.

La sensazione è che la squadra viola abbia acquisito consapevolezza dei suoi mezzi ma che in un momento così delicato ci sia bisogno di trovare quel «quid» in più. Il progetto della famiglia Della Valle è ambizioso e più che i fasti della Champions sarà la parte economica annessa quella capace di indicare la strada da seguire.

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