Fiori: alle provinciali di Roma il debutto del Grande centro

Il segretario di Rifondazione democristiana: «A marzo Udc, Udeur e la galassia ex Dc possono arrivare al 10%»

Fiori: alle provinciali di Roma il debutto del Grande centro

da Roma

Il primo collaudo per la tenuta della nuova, aspirante Balena bianca dovrebbero essere le elezioni provinciali di Roma nel marzo del 2008. L’idea è quella di proporre un candidato unico sostenuto da Udeur, Udc e tutte le «sardine» della galassia ex scudocrociata dalla Dc di Giuseppe Pizza ad Angelo Sandri, recuperando pure Gianfranco Rotondi e i suoi. Questo l’obiettivo del segretario di Rifondazione democristiana, Publio Fiori, che propone di lavorare sodo, a cominciare con un congresso in ottobre, per avviare un processo di aggregazione di tutti quei cattolici moderati che si sentono in qualche modo orfani, ovvero non adeguatamente rappresentati, nell’attuale panorama dei partiti politici. «Messi insieme possiamo arrivare a più del 10 per cento», stima Fiori.
Fiori, il desiderio di resuscitare la Balena bianca non si è mai spento tra gli ex Dc. Non sarebbe stato più facile ricominciare dal sei per cento dell’Udc? Il segretario Casini le aveva aperto le porte del partito...
«No, no, non se ne parla. Non si può costruire nulla di nuovo con l’adesione a un partito già esistente. Occorre un soggetto nuovo che attragga le isole dell’arcipelago democristiano oggi sparse».
Molti ritengono il bipolarismo «una conquista irrinunciabile» e che eventuali esperimenti neocentristi finirebbero per «impaludare» ancor di più la politica italiana. A dirlo è il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi.
«Non ho nulla contro il bipolarismo. Il fatto è che quello italiano è assolutamente “artificiale” e ha deluso gli elettori. Se si riesce a realizzare un bipolarismo all’europea, da una parte il Ppe e dall’altra il Pse, va benissimo. Questo però purtroppo nel nostro Paese non è avvenuto. Si sono costituiti due schieramenti artificiosi che puntualmente, di fronte alle questioni etiche, si spaccano».
E lei pensa che partendo da un’identità di vedute sulle questioni etiche e da una condivisione di valori si possa costruire un’unità politica?
«Certo. La politica si intreccia quotidianamente con le questioni etiche ed è da quelle che si parte per costruire un’identità politica».
Ma il grande centro non sarebbe un ritorno al passato?
«Il centro non deve essere un luogo di opportunismo politico che fa pendere l’ago della bilancia dove conviene ma un centro virtuoso che difende i valori della nostra tradizione».
Lungo il primo anno di governo Prodi il disagio dei cattolici all’interno del centrosinistra è cresciuto, sfociando nella manifestazione del Family day, un’imponente protesta contro le politiche del governo. Il Grande centro che lei vagheggia dovrebbe agganciare quella realtà?
«La sinistra è incompatibile con i cattolici e certo non stupisce che il disagio cresca all’interno dell’Unione. Mi auguro che questo dissenso più volte espresso sfoci presto in qualcosa di più concreto».
Dunque un centro più vicino al centrodestra?
«Certamente Forza Italia è nostra alleata. Ci sono però anche nel centrodestra posizioni inconciliabili con quelle cattoliche come ad esempio la pulizia etnica di cui parla il sindaco leghista di Treviso (peraltro già sconfessato dal suo stesso partito, ndr)».


Se le elezioni fossero tra un anno, il Grande centro sarebbe pronto?
«Io dico di sì. Dobbiamo costituire una federazione, partire con un congresso a ottobre e lavorare per presentare un candidato unico alle provinciali di Roma: possiamo prendere più del 10 per cento».

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