Fiori d’arancio elettorali Sabato il «sì» con la Sasso

Qualche volta i politici in campagna elettorale farebbero bene a mettere in squadra anche un consulente al buon gusto. Magari non vincerebbero lo stesso le elezioni, ma almeno si risparmierebbero figuracce imputabili all’ansia da prestazione per l’avvicinarsi del redde rationem con l’elettore.
Giuliano Pisapia si sposa. Sabato a Venezia porterà al municipio Cinzia Sasso, giornalista di Repubblica e da tempo sua compagna. Quella della casa low cost del Pio Albergo Trivulzio. Cerimonia a Venezia, città natale di lei e amministrata dall’avvocato Giorgio Orsoni, sindaco di provata fede progressista. Nulla di male. E tanti auguri ai novelli sposi. Non fosse che ieri la notizia ha intasato Internet e i consueti social network. Un’indiscrezione sfuggita dal giusto riserbo e messa in circolo da cronisti pettegoli e maliziosi? Nemmeno per sogno. L’annuncio dell’evento, con tanto di prolissa «spiega», è comparso nel sito ufficiale dell’avvocato rosso. Alla sezione «Diario», quella del blog. La più ghiotta per gli internauti. Che pensata. «Fiori d’arancio!» con tanto di punto esclamativo da mettere in rete. Pensando di dare a Pisapia un’immagine che fa tanto candidato all’americana. E sabato che succede? Arriveranno le foto con lui in scuro e lei aggrappata al bouquet nuziale? Ma non si diceva che è buona norma separare il pubblico dal privato? Che senso ha dare in pasto quello che dovrebbe essere il giorno più bello a torme di elettori pronte ad applaudire o a fischiare a seconda della squadra di appartenenza? E la privacy? Violata dallo sposo stesso. «Quanto manca? Quattro giorni... Avevo pensato di raccontarvelo venerdì e avevo anche pensato come farlo», le prime righe del bollettino nuziale. E perché anziché aspettare quattro giorni (che sarebbero stati meglio di niente) Pisapia non ha pensato di aspettare due mesi? Sindaco o trombato, ci avrebbe fatto comunque una miglior figura. «Così: cari amici (si legge tra qualche errore di punteggiatura, ndr), in questi giorni non cercatemi per appuntamenti della campagna elettorale nemmeno fatevi domande sul perché non sarò in piazza con i giovani che reclamano un futuro, né alla notte bianca della scuola». Non ce lo saremmo chiesti. «Sabato non ci sarò per nessuno, perché sabato mi sposo».
Diranno che noi del Giornale siamo cattivi. Non è così.

Non è proprio così. Abbiamo troppo rispetto di un amore che diventa matrimonio. Troppo per non provare un po’ d’imbarazzo a vederlo ficcato in una campagna elettorale. Tra un gazebo e un brindisi con i supporter al circolo Arci.

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