Fischi, insulti e continui tentativi di aggressione al presidente della provincia Guido Podestà, per due volte costretto a lasciare piazza Fontana per evitare che la sua presenza potesse causare scontri. All’indifferenza del sindaco Giuliano Pisapia, che solo in tarda serata spenderà qualche parola per stigmatizzare l’aggressione, ha replicato il presidente dei famigliari delle vittime «Sbagliato prendersela con Podestà». E alcuni vecchi partigiani che hanno insultato i «provocatori» fino a cacciare uno dei capetti del «Cantiere», intimandogli di non presentarsi il 25 Aprile se vuole evitare «pedate nel sedere». Dopo gli scontri del 2009 e gli insulti e i fumogeni del 2011, anche quest’anno dunque il 12 dicembre, anniversario della strage alla Banca dell’Agricoltura è andata in scena la solita gazzarra. Protagonisti poco meno di 100 giovani del «Cantiere» che alle 16 hanno preso la piazza per decidere chi potesse commemorare le 17 vittime dilaniate dalla bomba. Podestà no. Così alle 16.20 quando il presidente della Provincia si è presentato in piazza è stato subito aggredito. Polizia e carabinieri hanno contenuto gli antagonisti, ma per evitare il peggio, Podestà se n’è andato subito. Inutile la mediazione di Paolo Limonta, «ufficiale di collegamento» del sindaco con l’area antagonista. Sindaco che, casualmente, è arrivato subito dopo a prendersi gli applausi dei teppisti. Alle 17 arrivano alcuni esponenti dell’Ugl, fanno appena in tempo a srotolare le loro bandiere che ricomincia il coro di insulti. I sindacalisti devono allontanarsi protetti dalle forze dell’ordine.
Verso le 17.30, finito il consiglio comunale, la delegazione ufficiale, con Podestà, Fabio Saldini in rappresentanza del governatore Roberto Formigoni, e Pisapia, lascia piazza della Scala, ma viene subito attaccata da un gruppo di contestatori. Aggressione respinta dalla polizia. Si prosegue e appena girato attorno al Duomo, da dietro la cattedrale rispuntano gli «antifascisti», questa volta respinti con un po’ di manganellate. Non meno acceso l’ingresso in piazza. Le forze dell’ordine devono contenere i «cantierini». Tra loro Leon Blanchaert, milionario con attico in centro, cui tocca l’inaspettata contestazione dei partigiani. Quelli veri. Alcuni ultraottantenni l’hanno preso a male parole, «provocatore» l’unica ripetibile, diffidandolo dal presentarsi il giorno della Liberazione, pena «calci nel sedere». Il giovane ha balbettato qualche parola poi è stato spinto via dalla polizia. Il parapiglia è durato qualche minuto ancora, poi il presidente della Provincia, con senso di responsabilità, ha preferito lasciare la piazza. Prende le sue difese il presidente dei familiari delle vittime: «Trovo sbagliati i fischi rivolti a Podestà - afferma Carlo Arnold -, è ingiusto vengano fischiati i politici perché è una giornata dedicata esclusivamente ai nostri morti, che ancora oggi reclamano giustizia». Una gazzarra che ha fatto passare in secondo piano la parte «politica» della ricorrenza, cui era dedicata un consiglio comunale straordinario. Concluso con una mozione votata all’unanimità per trasformare il 12 dicembre «Giornata della memoria cittadina».
Solo alle 22,30 arriva la condanna delle aggressioni da parte del sindaco: «Il dissenso politico manifestato con fischi e proteste non deve mai sfociare nella violenza fisica o verbale e soprattutto non deve mai minare quella democrazia per cui ci battiamo ogni giorno. Perché democrazia significa anche permettere a tutti la partecipazione a eventi come quello nel ricordo di Piazza Fontana».
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