Politica

Il fisco lascia a secco Capirossi «Ha evaso 8 milioni di euro»

«Non risiede a Montecarlo ma in Italia». Il suo manager: faremo ricorso

Eleonora Barbieri

da Milano

Era impegnato nel suo primo mondiale in 500, in sella alla Honda; da un circuito all’altro, due campionati nella classe allora regina, altri due di ritorno in 250, col passaggio all’italiana Aprilia: insomma fra il 1995 e il 1998, Loris Capirossi forse si è distratto, non si è curato troppo degli affari, diciamo, «materiali». Ma gli attentissimi funzionari del fisco non si sono lasciati distrarre dalle sue derapate, dalle sue accelerazioni, nemmeno dal fatto che il pilota romagnolo abbia battuto ogni record vincendo il suo primo titolo a soli 17 anni, nel 1990. Niente. Gli ispettori hanno spulciato fra redditi, contratti, sponsorizzazioni, fra tutto ciò che rimpingua la cartella esattoriale rendendola un faldone enorme - specialmente se si guadagnano certe cifre - e il loro sguardo insospettito ha trovato la falla: tradotto in numeri, il pluricampione si sarebbe dimenticato di dichiarare redditi per circa otto milioni di euro. Un importo che, se confermato, farebbe venire l’acquolina in bocca, e non solo al fisco: tanto più che le tasse corrispondenti andrebbero ora restituite con gli interessi.
Com’è possibile che così tanti soldi si siano volatilizzati? Secondo i funzionari dell’Agenzia delle entrate, la risposta è semplice: Loris avrebbe approfittato della sua residenza a Montecarlo per non pagare le tasse ma, in realtà, il suo domicilio è sempre rimasto in Italia. Motivo per cui avrebbe dovuto versare qualcosa anche agli esattori nostrani. Opinione confermata da quattro sentenze della Commissione tributaria regionale dell’Emilia Romagna, depositate fra maggio e giugno 2005.
Tutto sta nella definizione di domicilio: ovvero, secondo l’Agenzia, che cita l’articolo 43 del codice civile, «la sede dei propri interessi economici, sociali e morali». Che, nel caso di Loris, sarebbe rimasta sempre in Italia, nonostante l’ufficiale residenza monegasca. E per dimostrarlo, gli uomini del fisco si sono ingegnati, fornendo ai giudici le prove del caso, riportate anche dalla newsletter Fiscooggi.it. Innanzitutto, il pilota della Ducati sarebbe titolare di cinque conti correnti presso un istituto di credito della penisola, tutti attivi, poiché fra il ’95 e il ’98 avrebbe effettuato una serie di movimenti per cifre «sostanziose». Seconda imputata è poi una villa, che Loris avrebbe solamente affittato. Ma agli esperti esattoriali non è sfuggito che Capirossi, per quella casa, ha pagato l’Ici - l’imposta comunale sugli immobili -: e perché mai avrebbe dovuto, se non era la sua? La conclusione dell’Agenzia - e, poi, della Commissione - è: per quei quattro anni, Loris deve pagare sia l’Iva relativa a una serie di contratti di sponsorizzazione, sia le imposte dirette sui suoi stipendi da campione. Il manager di Loris, Carlo Pernat, assicura che della condanna si stanno già occupando gli avvocati: «Sapevamo già tutto, per noi non è un fulmine a ciel sereno - spiega - e comunque a breve faremo ricorso».

Certo che non è un bel modo per passare le vacanze: anziché pensare solo alla prossima gara di Brno, Loris dovrà forse iniziare anche a fare qualche conticino.

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