Salvo Mazzolini
da Berlino
È cauta Angela Merkel quando parla dei suoi piani per risollevare l'economia tedesca. E lei stessa spiega le ragioni della sua cautela. «Se diventerò cancelliere dopo il voto del 18 settembre, erediterò dall'attuale governo rosso-verde una situazione estremamente pesante: quasi cinque milioni di disoccupati, conti pubblici fuori controllo, crescita appena sopra lo zero. Sono certa che con il cambio di governo sarà possibile rovesciare la tendenza negativa. Ma non voglio dare la sensazione che un'eredità così disastro sa sarà cancellata dalla sera alla mattina. E soprattutto non voglio trovarmi nella sgradevole condizione del cancelliere Gerhard Schröder che ha fatto tante promesse senza mantenerle».
Ma la cautela della Merkel è solo di facciata perché in realtà nella Konrad Adenauer-Haus, il quartier generale del suo partito, la Cdu, l'attivismo è al massimo per definire i piani che dovrebbero dare nuovi impulsi all'economia. E questi piani hanno un nome preciso: Paul Kirchhof, l'uomo che nella squadra di esperti presentata mercoledì dalla Merkel ricopre la carica di consigliere per la politica fiscale e che viene indicato come il futuro ministro delle Finanze nel caso, molto probabile, di vittoria del centrodestra.
Giurista ed economista, membro del Consiglio di sorveglianza della Bundesbank, ex-giudice della Corte Costituzionale, massima autorità in materia di diritto tributario che insegna all'università di Heidelberg, Kirchhof è un personaggio che è di per sé un programma. È uno di quei nomi che se cooptati da una parte politica non lasciano dubbi sulla direzione che si vuol seguire. Da anni conduce una battaglia, con toni da crociata, per la semplificazione del sistema fiscale e per una sensibile riduzione delle tasse.
Suo è un progetto rivoluzionario che prevede l'introduzione di un'unica aliquota, 25 per cento, valida per tutti, cittadini e imprese, accompagnata, però, dal taglio di numerosi sgravi e sussidi. Il suo ingresso nel team di esperti che fiancheggia Angela Merkel ha suscitato un coro di consensi tra gli imprenditori, ma anche qualche sorpresa poiché i tagli suggeriti da Kirchhof vanno molto oltre le posizioni della Cdu in materia fiscale.
Il programma ufficiale della Merkel prevede infatti la riduzione delle attuali tre aliquote (la massima dal 42per cento a 39 per cento, la minima dal 15 per cento al 12 per cento) ma anche l'aumento dell'Iva, dal 16 per cento al 18 per cento. Ma evidentemente i piani non dichiarati di Frau Merkel prevedono una svolta più incisiva e questo spiegherebbe perché ha incluso Kirchhoff tra i suoi collaboratori più stretti.
A Kirchhof abbiamo chiesto quale sarà la sua prima decisione se diventerà ministro delle Finanze. «Presenterò subito un progetto - ci dice - per la semplificazione della dichiarazione dei redditi. Attualmente il contribuente deve compilare un modulo di dodici pagine spesso incomprensibili. Se si riuscirà ad attuare una vera riforma fiscale, tagliando le aliquote ma anche le detrazioni, basterà un pagina da riempire in dieci minuti».
Ma è davvero possibile ridurre le tasse in un Paese che ha sempre sforato i criteri di Maastricht per deficit eccessivo? «Non sempre il calo delle tasse produce un calo del gettito fiscale. Può anche avere altri effetti. Può stimolare i consumi e quindi la crescita. Può ridurre il numero degli evasori soprattutto tra chi percepisce alti redditi. Inoltre può contribuire a frenare la fuga degli impianti industriali verso Paesi dove le condizioni sono più competitive per gli imprenditori. Tutte conseguenze favorevoli agli effetti della raccolta fiscale».
Basterà un fisco meno esigente per rimettere in moto la locomotiva tedesca? «È chiaro che ci vogliono anche altri rimedi. Ma è certo che l'attuale sistema fiscale ha fatto perdere colpi all'economia e non solo in Germania. Prima o poi tutti i paesi europei dovranno riformare i loro sistemi fiscali».
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