Roma - «Abbiamo tre anni di tempo, senza scadenze elettorali. Usiamoli per fare una vera, profonda riforma fiscale», dice Giulio Tremonti a chi chiede interventi immediati sulle tasse. Il ministro dell’Economia ha appena incassato i complimenti del Fondo monetario internazionale per aver tenuto dritta la barra dei conti pubblici durante la crisi, che tuttavia è lontana (Grecia docet) dall’essersi conclusa. Solo ieri l’Irlanda ha dovuto salvare due grosse banche dal crac, sborsando oltre 10 miliardi di euro. Con un disavanzo intorno al 55 del Pil, non è ancora il momento per abbassare la guardia. L’obiettivo di medio termine è una pressione fiscale sotto il 40% del Pil, e un aiuto consistente alla famiglia e alla piccola impresa.
Tre anni rappresentano un lasso di tempo sufficiente per approntare una riforma complessiva, ma anche per lasciarsi la crisi alle spalle. Chi si aspetta una immediata riduzione delle tasse rischia d’essere deluso. È invece certo che cambierà, e profondamente, un sistema che risale a quarant’anni fa (più d’un secolo se consideriamo come è cambiata l’economia in questo periodo), sempre rattoppato ma mai sostituito. Cambierà lungo tre direttrici: uno spostamento della tassazione dalle persone (cioè del lavoro) alle cose; un passaggio dal complesso al facile; uno spostamento dal centro alla periferia attraverso il federalismo fiscale.
Dalle persone alle cose Meno tasse sul lavoro, più tasse sugli acquisti e sui consumi. Più tasse anche sulle operazioni finanziarie spericolate come i derivati e in generale sulle banche. Ieri la Germania ha deciso un’imposta da 1,2 miliardi di euro annui sulle banche, per alimentare un fondo di salvataggio del settore (basta coi salvataggi a carico del contribuente). La Francia si appresta a seguire l’esempio, e anche l’Italia potrebbe fare lo stesso. Potrebbero aumentare anche le imposte ambientali: «Prima l’ambiente era una risorsa, adesso è un bene da difendere», spiega il ministro. Si attende anche una riforma dell’Iva. Secondo il libro bianco di Tremonti le imposte sulle persone rappresentano il 60% del gettito, quelle sulle cose il 40%. Si dovrebbe arrivare, a parità di gettito, a un 54-55% sulle persone e un 45-46% sulle cose. La sola Irpef che rappresenta il 35% del gettito, dovrebbe scendere verso il 31% del totale. Le aliquote? Oltre a quelle «da programma», il 23% e il 33%, ci dovrebbe essere una terza aliquota «X» sui redditi più elevati.
Dal complesso al facile Le difficoltà costano, sia al contribuente che all’Erario. I cittadini devono farsi aiutare da professionisti nella compilazione dei modelli di pagamento, il Fisco si deve imbarcare in costosissime liti. Oggi è il cittadino che va allo sportello del Fisco, l’obiettivo è che il Fisco vada dal cittadino. O che lo «sportello del cittadino» non abbia più caratteristiche ostili, ma invece amichevoli. Saranno anche necessarie un’ampia riscrittura delle norme, e una riorganizzazione dell’amministrazione finanziaria e dei suoi oltre 70mila dipendenti. L’obiettivo ultimo, quello finale, è la spedizione dei modelli fiscali precompilati sulle e-mail dei contribuenti. Sarà questo, spiegano, l’atto conclusivo della riforma.
Dal centro alla periferia Il federalismo fiscale è il cavallo di battaglia di Tremonti. Approvata la legge delega sul federalismo, è al lavoro una commissione tecnica guidata dal professor Luca Antonini per studiare i decreti applicativi. I primi provvedimenti dovrebbero giungere entro l'estate: riguarderanno il federalismo demaniale, cioè il trasferimento agli enti periferici della titolarità dei beni demaniali. Poi sarà la volta dell’autonomia impositiva: compartecipazione delle Regioni all’Iva e maggiore quota di compartecipazione Irpef. I Comuni saranno coinvolti nella lotta all’evasione Iva, e potranno tenere una quota del gettito recuperato. Con queste risorse si alleggeriranno l’Irap e l’Irpef. Fra le idee in ballo, anche quella di un’imposta unica locale sul reddito da immobili.
Dal punto di vista della spesa, in particolare quella sanitaria, uno dei decreti attuativi della riforma fisserà i fabbisogni e i costi standard ai quali le Regioni dovranno progressivamente adeguarsi da qui al 2016.Lotta all’evasione Dopo i successi del 2009 (7 miliardi e mezzo recuperati) il contrasto all’evasione proseguirà. Nel mirino dell’Agenzia delle Entrate, l’evasione fiscale internazionale.