Fisichella al popolo di Imola: «Non fischiate Sono italiano anch’io»

Ricorda: «Patrese vinse, ma tifosi lo insultarono. Non guidava una Rossa»

Benny Casadei Lucchi

nostro inviato a Imola

Santerno, fiume o crocevia? Crocevia. Di contratti, di voci e smentite, crocevia di responsabilità e speranze. Anche di ricordi. Tragici come Imola 1994, l’addio a Senna e Ratzenberger, o tristi e imbarazzanti come Imola 1983, Patrese in testa a sei giri dalla fine, poi il dritto, il ritiro e Tambay, lo scarso Patrick Tambay, che va a vincere sulla Ferrari. Dal pubblico solo fischi, insulti e sfottò all’indirizzo di Patrese, reo di guidare una Brabham, ovazione per il francese del Cavallino. Francamente, una vergogna che in molti, qui sul crocevia in riva al fiume Santerno, temono possa ripetersi.
Non lo teme, però, Giancarlo Fisichella, che ammette invece di non «aver mai avuto una chance così grande di poter vincere il gp di Imola» e si dice felice per aver ricevuto, solo lui, non Alonso, il motore evoluzione della Renault. «Dite che il pubblico, qui, tra la vittoria della Ferrari e di un italiano, sceglierebbe la Rossa? Il sondaggio fatelo voi, io non credo che si ripeta quanto accaduto nel 1983 a Riccardo. All’epoca avevo solo dieci anni, ero ferrarista, e ci rimasi malissimo quando, davanti alla tv, vidi la reazione del pubblico contro Patrese. Però, penso proprio che oggi non accadrebbe, penso che questa volta, se dovessi lottare per il trionfo contro una Rossa, anche il pubblico ferrarista tiferebbe per me».
Imola crocevia di indiscrezioni, come quella targata Finlandia che dà per certa l’avvenuta firma dell’algido finnico Raikkonen. Non è la solita voce che rimbalza impazzita su Internet, tanto più che si porta in dote anche le cifre: 28 milioni di dollari all’anno per tre stagioni. Non è il solito pettegolezzo. Il ragazzo avrebbe quindi dato seguito alla dichiarazione d’intenti che, da tempo, lo teneva vicino al Cavallino, accanto alla sella, con un piede sulla staffa, pronto a montare in groppa. Si vedrà.
Imola crocevia con Schumi in riva al fiume a sfogliare la margherita del suo futuro: mi ritiro, cambio team o vado avanti, mi ritiro, cambio team o vado avanti... Sarebbe stato meglio lasciare le corse all’indomani del settimo titolo, da vincente, gli ha fatto notare l’ex iridato Jackie Stewart. E lui ribatte secco che «no, dipende dal carattere, e non puoi mollare se ti diverti ancora». E sul futuro: «Non dico nulla, deciderò in estate, non c’è una data precisa, neppure giugno come qualcuno ha scritto». Qualcosa in più rivela il direttore generale Jean Todt quando, in un’intervista a Repubblica, spiega: «Gli abbiamo chiesto di farcelo sapere con un certo anticipo, diciamo entro fine giugno». Michael, invece, resta evasivo, evita le altre trecento domande sullo stesso tema, smentisce che un terzo bambino sia in arrivo, «anzi, Corinna è smagrita, è splendida», tutto direbbe per non parlare di contratto, e passa alle previsioni sulla corsa: «Non è un Gp cruciale per la nostra stagione, è solo importante perché è quello di casa; nei test abbiamo lavorato tantissimo, siamo cresciuti, il motore evoluzione va bene, ci aspettiamo di essere competitivi, però adesso – e lo dice in italiano – atesso pasta parole, zervono i fatti!».
Imola crocevia di problemi per la Rossa che deve pensare alla riorganizzazione (in fondo, oltre a quello di Michael, sono in scadenza i contratti di Ross Brawn e Jean Todt) e a Felipe Massa. Il ragazzo brasiliano si porta sulle spalle un carico incredibile di responsabilità. Sorride quando glielo fanno notare: deve conquistare il primo podio, la prima vittoria, deve convincere Todt che di recente si è detto non proprio contento di questo suo avvio, deve salvare il posto per il prossimo anno con Schumi che non si sa che cosa farà e Raikkonen che magari è già in casa, in più c’è Rossi indeciso. «Resto tranquillo, ho fatto qualche errore, ma anche il team li ha fatti... e, quanto al futuro, saranno almeno dieci i piloti pronti per la Ferrari», scherza e non scherza.
Imola crocevia di ambizioni.

Tutti vogliono e hanno bisogno di vincere: Schumi per dire agli altri e a se stesso che è ancora Schumi; Massa per salvare il posto, Raikkonen per indorare il suo arrivo, Fisichella per esorcizzare la brutta pagina del 1983 e issarsi sempre più in alto nel mondiale; senza dimenticare Alonso, re del mondiale e dell’ultima Imola. Il più pericoloso, insomma.

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