«Per fisioterapia e dentista il governo ci impone il ticket»

L’assessore Cè «Costretti ad adeguarci»

Gianandrea Zagato

Se accedere al fisioterapista e al dentista costa di più, be’ la colpa è del Governo Prodi. Sintesi del perché, in Lombardia, ci «sono meno cure gratuite». Parola di Alessandro Cè, «la delibera della giunta regionale lombarda che riduce l’elenco delle prestazioni gratuite fisioterapiche e odontoiatriche è stata una decisione obbligata». Sì, spiega l’assessore alla Sanità, «una decisione obbligata che abbiamo dovuto prendere per allinearci alle imposizioni del Governo».
Nuovo regime dopo cinque anni di «prestazioni erogate gratuitamente» ricorda l’assessore Cè: «Gratuitamente nonostante non fossero incluse nei “livelli essenziali di assistenza”. Sessanta mesi di «erogazioni gratuite» che non possono più proseguire, «esiste infatti un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri dove si dice chiaramente che le risorse del fondo sanitario nazionale non possono essere usate per questo tipo di prestazioni. Altrimenti? Mancata copertura finanziaria e, addirittura, il rischio della sanzione». Scelta «obbligata», quindi, che assimila la Lombardia all’Emilia-Romagna e alla Toscana - le due regioni «rosse» per eccellenza -, dove «già da due anni ci sono meno cure gratuite e senza per questo che nascessero polemiche pretestuose come quelle provocate in Lombardia».
Ma, attenzione, la giunta regionale di Roberto Formigoni ha comunque deciso di mantenere gratuite le cure fisioterapiche e odontoiatriche in alcuni casi: per i bambini da zero a quattordici anni, per le patologie gravi, per i lavoratori in mobilità o disoccupazione e i pensionati e, infine, per le urgenze. Che, in soldoni, vuol dire «non cambiare nulla per il cinquanta per cento dei lombardi». E, ancora attenzione: la Lombardia non ha introdotto l’obbligo di pagamento anticipato del ticket. «Notizia falsa» annota l’assessore alla Sanità: «Vero è che abbiamo suggerito alle Asl di attivarsi per riscuotere il ticket all’atto della prenotazione ogni qualvolta sia possibile farlo». Suggerimento di una buona pratica che non è obbligo nato da una constatazione statistica: per la medesima prestazione ci sono non una bensì due, tre e pure quattro prenotazioni contemporanee in altrettanti ospedali e, questo, chiosa Cè «non è tollerabile». Già, è intollerabile l’allungamento delle liste di attesa con i relativi disagi per un «uso improprio» dello strumento prenotazione, la cui «mortalità tocca anche il trenta per cento».
C’è poi anche un altro «uso improprio» ed è quello del day hospital, che ha spinto la Regione Lombardia a far presente alle Asl «come analisi e esami su persone sane vanno organizzati diversamente». Che non vuol dire, precisa Cè, «toccare il day hospital terapeutico» come invece sostenuto «da un’operazione disinformativa che rasenta la demagogia».

«Allarmismo ingiusticato» contro una Regione, la Lombardia, dove «non solo i conti sono in ordine» ma, rivela Cè, «i cittadini danno una gran fetta al fondo perequativo nazionale a favore di altre Regioni» ovvero «quasi settemila miliardi di euro».

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