Un fiume di euro per buttare via il ponte pittoresco

I residenti minacciano di fermare il cantiere prima che le piogge facciano troppi danni

Un fiume di euro per buttare via il ponte pittoresco

Roberta Gallo

Seicentovettottomila euro buttati nel Geirato. E gli abitanti gridano già allo spreco e alla tragedia annunciata. I soldi, infatti, sono serviti per creare un argine del fiume e per collocare un ponte in ferro. Secondo i cittadini inutile e malfatto il primo, pericoloso il secondo. Il cantiere per la continuazione dell’argine del rio è iniziato nel settembre del 2004. Un progetto cofinanziato da Comune e Regione secondo una delibera datata ottobre 2003. Pochi metri di cemento armato che sono davvero costati una fortuna e, secondo gli abitanti, non hanno migliorato la vita e la sicurezza dei cittadini di via inferiore Rio Maggiore, il tratto di strada interessato dal cantiere. «Anzi!- tuonano subito Giancarlo Baghino e Elio Parodi, portavoci del malcontento cittadino - sicuramente provocheranno dei danni irreparabili e solo allora la civica amministrazione si renderà conto degli errori che ha compiuto. Ma sarà, come sempre troppo tardi».
Così Parodi ha inviato, a titolo personale, una lettera di denuncia al Comune per evidenziare che l’argine in costruzione è storto e malfatto. La risposta però sembra essere stata che proprio in quel punto il greto del torrente è più largo e non si può restringere per la portata d’acqua del rio. Gli abitanti di via inferiore Rio Maggiore, invece, speravano che raddrizzando il muro la strada si potesse allargare, diventando così a due corsie. Ora invece è transitabile solo a senso unico alternato, dettato dalla buona volontà e dall’occhio attento degli abitanti. «Si consideri - continuano Baghino e Parodi - che più in su ci sono anche delle piccole aziende e quindi proprio su questa strada transitano spesso camion. Con, ovviamente grosse difficoltà». Oltre al danno la beffa. In meno di una settimana, hanno anche abbattuto un bellissimo ponte in pietra che sovrastava il rio e al suo posto, da Torino, sono arrivati i pezzi di un ponte in ferro che in pochi gironi è stato montato.
«Uno schifo - dicono subito gli abitanti - sicuramente per l’orrendo impatto ambientale che ha con il resto del contesto urbano». Tutte casette vecchia Genova dai colori pastello e il tetto in ardesia che a fianco del ponte in pietra erano uno dei pochi scorci panoramici della Valbisagno del bel tempo che fu. «Così invece è brutto da vedere», dicono Giuseppe Fontana e Enzo Biacca. Di più.

«Quello che non ci si spiega - evidenziano Parodi e Baghino - è perché abbiano abbattuto quello vecchio. Era sanissimo, sopravvissuto a tutte le alluvioni e poi, diciamolo, bello da vedere, dritto». La minaccia dei cittadini è quella di bloccare il cantiere prima che le forti piogge causino dei grossi danni.

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