Il fiume Tanaro «sfocia» in Valbormida

Diego David

Saranno le chiare e fresche acque del Tanaro a raffreddare i «bollenti spiriti» della centrale termoelettrica di Ferrania in Val Bormida, per ora allo stadio di progetto? L'unica certezza è che la nuova proprietà dell'azienda valbormidese, la Fitra, composta dai gruppi Messina, Malacalza, Gavio e Gambardella (amministratore delegato Giovanni Gambardella) ha depositato presso lo sportello unico della Comunità Montana Alta Val Bormida che ha sede a Millesimo il progetto della centrale termoelettrica di 800 megawatt. Osvaldo Chebello, sindaco di Cairo Montenotte, sul cui territorio dovrebbe sorgere l'impianto, dal suo ufficio di primo cittadino tuona senza esitazioni: «Questa centrale non s'ha da fare! Da quando è mondo le centrali a carbone si fanno sul mare, in luoghi battuti dal vento. Nella nostra valle le scorie ristagnerebbero inevitabilmente con grave pregiudizio per l'ambiente e per la salute dei cittadini». Se gli si fa notare, però, che al tavolo del famoso accordo siglato tra governo, azienda, sindacati ed enti locali alla vigilia delle elezioni politiche a fianco dell'ex ministro alle attività produttive Claudio Scajola e del presidente della Regione Claudio Burlando c'era seduto anche lui, il focoso sindaco cairese risponde: «Non c'era alternativa, avrebbero cacciato fuori gli operai e non ce lo potevamo permettere, ma da lì a costruire una centrale ce ne passa».
Fin qui i fatti e le posizioni. A metà luglio è prevista la presentazione dello studio preliminare necessario per scegliere il tipo di combustibile con cui alimentare la centrale termoelettrica, a carbone o gas metano. E qui è sfida aperta con la Tirreno Power che vuole fortissimamente che il gruppo «a carbone» si costruisca a Vado, scelta che escluderebbe Ferrania. Dubbi erano sorti anche in proposito alla disponibilità di acqua necessaria per il raffreddamento degli impianti. La Val Bormida, infatti, è ricca di sorgenti ma le acque non sono imbrigliate, al che si era fatta l'ipotesi di usare le riserve del bacino artificiale di Osiglia, che però è gestito proprio dalla Tirreno Power. E dunque dal basso Piemonte giunge una ipotesi che se confermata avrebbe del clamoroso. Allo studio ci sarebbe la realizzazione di una imponente opera idraulica per cui le acque del fiume Tanaro destinate da sempre a sfociare nell'Adriatico attraverso il Po di cui il Tanaro è affluente, salvaguardate le riserve destinate agli utenti della provincia di Cuneo, sarebbero deviate in parte verso l'entroterra albenganese e imperiese (che in linea d'aria distano poche decine di chilometri) per gli usi irrigui delle coltivazioni che sicuramente ne hanno un bisogno vitale, e, in parte fatte confluire proprio su Ferrania. Ipotesi fantascientifica? Staremo a vedere. Intanto in Val Bormida prosegue il dibattito sulla opportunità di erigere una centrale, magari a carbone, in una valle che ha già pagato un conto salatissimo in termini ambientali. Il sindaco di Carcare Angela Nicolini (Margherita) aveva «cortesemente» invitato l'allora ministro Scajola a costruirsi la centrale a casa sua «sul bel mare di Imperia», mentre possibilista era apparso il vicesindaco dello stesso paese, il diessino Mattia Rossi. Intanto gli ambientalisti valbormidesi si stanno mobilitando a difesa della propria valle con raccolte di firme, come per esempio, hanno fatto i membri della lista civica che guarda al centro-destra «Carcare nel 2000».

In gioco ci sono non solo i posti di lavoro di Ferrania, circa 450, anche se la centrale da sola è stato stimato che impiegherebbe non più di 2000 addetti, ma anche il piano di rilancio complessivo sottoscritto nell'accordo di marzo che prevede accanto alla centrale una piattaforma tecnologica, chimica fine e medicale-digitale. Per ora, però, chissà perché, si parla solo di centrale.

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