«Fiumicino è un grande scalo ma il vero hub è Malpensa»

Bonomi, presidente Sea: «Ogni anno registriamo 264mila movimenti in linea con i grandi aeroporti europei». Oggi tavolo a Roma con tutti i rappresentanti

Il futuro di Malpensa si decide oggi a Palazzo Chigi. Incontro con il governo al Tavolo per Milano, dove il governatore Roberto Formigoni pretende «la massima trasparenza in ogni decisione assunta» e chiede «la sospensione dell’esclusiva nella trattativa con Air France prendendo quindi in considerazione anche altre ipotesi».
Con lui, al Tavolo, anche il sindaco di Milano Letizia Moratti e il presidente della Provincia Filippo Penati che, ieri, sono stati contattati dal governatore -insieme a esponenti del mondo economico, sindacale e camerale lombardo - per la messa a punto della posizione unitaria del Nord.
È il Nord che vuole fare valere le sue ragioni. Anche con la forza dei numeri dell’hub di Malpensa che, ieri, il presidente di Sea Giuseppe Bonomi ha presentato al consiglio provinciale di Milano: «C’è un parametro che definisce se uno scalo può essere o meno considerato un hub: è l’incidenza del numero di passeggeri in transito rispetto a quelli complessivamente gestiti e per essere hub è del 30 per cento. Malpensa registra un’incidenza pari al 34 per cento rispetto al 23 di Fiumicino». Come dire: «Fiumicino è un grande aeroporto intercontinentale ma sostanzialmente complementare a Malpensa» che, avverte Bonomi, registra qualcosa come 264mila movimento annui ovvero lo scalo milanese «è allineato» agli hub europei di secondo livello. E, aspetto non trascurabile, «la vocazione di Malpensa come grande aeroporto internazionale non è un vezzo» continua il presidente di Sea «ma risponde a una precisa esigenza territoriale: serve un’area con 17 milioni di persone, un bacino territoriale tra i più produttivi e ricchi d’Europa con un milione e 350mila imprese».
Valutazioni che il numero uno della società che gestisce gli scali di Malpensa e di Linate scandisce anche con i numeri raggiunti nel 2007 da Malpensa: «L’hub è cresciuto del 9,7 per cento rispetto alla gestione precedente e ha avuto un’esplosione del trasporto merci con un incremento del 16,2 per cento rispetto al 2006. Dati di un miracolo industriale rispetto alla debolezza di Alitalia, del vettore di riferimento, cresciuta nel 2007 solo dell’1,6 contro il 19 per cento degli altri vettori».
Bonomi prevede - per il taglio delle rotte annunciate da Alitalia - una contrazione di 6,5 milioni di passeggeri all’anno e una diminuzione di ricavi per Sea di circa 70 milioni di euro, «il dieci per cento del nostro fatturato». Ragioni più che valide, secondo Sea, per chiedere «azioni» all’esecutivo Prodi: «È necessaria la riapertura di quegli accordi bilaterali per cui anche terzi vettori rispetto ad Alitalia possano esercitare tratte di lungo raggio verso quei Paesi che sono contraenti dell’Italia in quegli stessi accordi bilaterali». Traduzione: sostegno per la liberalizzazione delle tratte a lungo raggio, «i diritti di traffico e gli slot» anche «avendo già ricevuto molte manifestazioni di interesse da tutto il mondo».
Ma al Governo, Sea chiede pure «il sostegno per il contenimento della perdita di quote di mercato» e «accesso agli strumenti di tutela sociale previsti anche per Alitalia». Strumenti necessari, fa sapere Bonomi, per affrontare un «momento di crisi» con la «grande prospettiva di ripresa dopo un arco di tempo ragionevole, stimata in tre esercizi».


E mentre Filippo Penati sposa la richiesta della Sea di ammortizzatori sociali, suggerisce di «sganciare Malpensa dal carrozzone Alitalia», di «scindere il destino di Malpensa e del Nord da quello di Alitalia». E, quindi, conclude il presidente della Provincia, «Malpensa ha bisogno di un governo partner, che ne condiva il ruolo nel sistema Paese e che faccia accordi perché arrivi qui il maggior numero di compagnie aeree».

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